Geopolitica vs inflazione, cosa pesa di più sulla crescita?

-

Di recente Lagarde ha chiarito i piani di politica monetaria a breve termine della BCE, confermando di fatto l’avvio del ciclo di rialzi a luglio. Ha anche lasciato intendere una linea guida, prevedendo una revisione al rialzo di 25 punti base ad ogni riunione successiva di quest’anno, portando così il tasso depo in territorio leggermente positivo entro la fine dell’anno. Nel complesso, è ragionevole che la BCE intraprenda un percorso di graduale normalizzazione. I dati più recenti suggeriscono che la ripresa è andata avanti negli ultimi mesi, nonostante lo shock legato alla Guerra in Ucraina. Tuttavia, è improbabile che il ciclo di inasprimento della BCE sia una passeggiata. L’abbandono dei tassi negativi non è poi la mossa più difficile: esercitando una pressione al ribasso sulla valuta, il tasso depo negativo è tutto sommato controproducente nelle circostanze attuali, in quanto amplifica lo shock negativo delle ragioni di scambio derivante dall’aumento dei prezzi internazionali delle materie prime. Tuttavia, con l’aumento dei tassi di interesse, è probabile emerga una frammentazione del mercato, con i governativi dei periferici che potrebbero subire pressioni.

I PMI flash di S&P Global di maggio hanno evidenziato un ulteriore rallentamento dell’attività economica nella maggior parte dei Paesi (tra quelli per cui i dati erano disponibili). Mentre gli indici PMI si sono mantenuti su livelli solidi in Francia e Germania, i cali sono stati significativi in Australia, Stati Uniti e, soprattutto, Regno Unito. Il PMI composito degli Stati Uniti è sceso a 53,8 a maggio, dal 56 della rilevazione di aprile, suggerendo come la crescita sia scesa attestandosi su livelli più normali. La stessa dinamica è stata ancora più pronunciata nel Regno Unito, dove il PMI composito è sceso in picchiata a 51,8 in maggio, dal livello di 58,2 del mese precedente. Le imprese britanniche hanno indicato i fattori geopoliticci e l’inflazione come i principali fattori di freno in questa fase, ma, in realtà, la situazione potrebbe peggiorare, poiché la domanda dei consumatori probabilmente rallenterà in modo significativo sotto la pressione di un alto livello d’inflazione che comprime i redditi reali e della stretta fiscale e monetaria.