La FED alla ricerca di un soft landing

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Il meeting della Fed ha avuto un tono decisamente hawkish. Come largamente previsto, la Banca centrale statunitense ha aumentato il proprio range di tassi dello 0,5% allo 0,75/1% – il maggior incremento in 20 anni – annunciando anche l’inizio del Quantitative Tightening il mese prossimo

Inoltre, Powell ha trasmesso un senso di urgenza nell’affrontare l’elevato livello di inflazione, sottolineando come l’inflazione stia correndo “troppo in alto” e ribadendo che il Federal Open Markets Committee è “molto attento ai rischi di inflazione”. Di conseguenza, ha annunciato che interventi da mezzo punto percentuale sono sul tavolo per le prossime due riunioni, rafforzando la forward guidance d’intonazione hawkish.

La Fed è assolutamente concentrata sull’inflazione e determinata a portarla sotto controllo, salvando la sua stessa credibilità nel processo di realizzazione di tutto ciò. La Fed cercherà probabilmente di portare il proprio policy rate ad un livello di neutralità in breve tempo e verosimilmente in fase restrittiva entro la fine dell’anno. Nell’ambito di un’estrema incertezza sul livello di neutralità stesso – la Fed probabilmente adotterà un processo iterativo e troverà la neutralità lungo il suo stesso percorso di restringimento.

Se da un lato Powell ha ribadito la propria convinzione che la possibilità di raggiungere un cosiddetto soft landing ci sia, dall’altro sappiamo che non sono fenomeni così frequenti. Sarà difficile per la Fed calibrare la giusta misura di restringimento, dato che è in questo momento è dietro la curva. C’è incertezza sulle tendenze strutturali dell’economia dopo la pandemia e la politica monetaria funziona con ritardi variabili.

La Fed continuerà probabilmente ad aumentare in modo aggressivo nei prossimi mesi, poiché l’inflazione potrebbe rimanere “appiccicosa” a livelli sconvenientemente alti, nonostante abbia probabilmente raggiunto il picco. Mentre il mercato del lavoro è solido e i bilanci sono in buona forma, non è chiaro come il consumatore statunitense resisterà ai colpi combinati dati della stretta monetaria e fiscale, dell’inflazione da costi che limita i redditi reali e di un mercato azionario più debole.

Inoltre, gli Stati Uniti non sono in una “bolla” e gli sviluppi al di là dei loro confini alimenteranno la funzione di reazione della Fed. Gli Stati Uniti sono l’economia principale all’interno di un’economia globale profondamente interconnessa, e la Fed e il dollaro giocano un ruolo chiave per le condizioni finanziarie globali. Tassi statunitensi più alti e un dollaro forte implicano condizioni finanziarie più rigide a livello globale, soprattutto per i mercati emergenti, laddove il debito a breve termine e a tasso variabile denominato in valuta estera è predominante. Tassi Fed molto più alti potrebbero avere implicazioni negate e di vasta portata in un mondo altamente indebitato sulla scia della pandemia e con una guerra in corso.