FED, lotta a inflazione prioritaria rispetto al rischio di un hard landing

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La Fed ha deciso di alzare i tassi di riferimento di 75 punti base: si tratta dell’aumento più consistente dal 1994. Secondo i nuovi dot plot, il tasso dei Fed Fund potrebbe raggiungere il 3,4% entro la fine dell’anno. Sono state riviste al rialzo le proiezioni sul tasso di disoccupazione dal 3,6 al 4,1 per il prossimo anno, il che dimostra che l’obiettivo primario è la lotta all’inflazione. Paradossalmente, i rendimenti obbligazionari sono scesi nonostante i toni falco, il che mostra che la FED potrebbe arrivare a tenere l’inflazione sotto controllo entro la fine del 2023.

Si tratta quindi di un altro step nel ciclo di irrigidimento della politica monetaria. Con questo grande rialzo dei tassi, la FED ha voluto riprendere il controllo della situazione. La lotta all’inflazione sta diventando la priorità, nonostante il rischio di un hard landing.

La pressione è forte affinché la BCE e la BOE seguano questa normalizzazione.

Un chiaro messaggio da parte del FOMC è la volontà di adottare una politica monetaria restrittiva in tempi brevi per contrastare l’inflazione. L’eliminazione della frase “il mercato del lavoro rimarrà forte” dal comunicato è indicativa, così come lo sono le previsioni di un tasso di disoccupazione al 4,1% (dal 3,6% attuale) entro la fine del 2024. Tradizionalmente un tale aumento del tasso di disoccupazione suggerisce una recessione; quindi, sembra che il Comitato sia disposto a correre questo rischio (anche se sostiene che non è nelle sue intenzioni) nel desiderio di un’inflazione al 2%. Il presidente Powell ha detto chiaramente che sarà flessibile, sulla base dei prossimi dati.