La svolta aggressiva della BCE indica che la forward guidance sta perdendo credibilità

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Le decisioni di politica monetaria annunciate dalla BCE si sono concentrate su due aspetti principali. In primo luogo, sono stati aumentati di 50 punti base i tre tassi d’interesse chiave: il tasso di rifinanziamento principale, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale e il tasso sui depositi. La seconda questione riguarda il nuovo kit di strumenti anti-frammentazione, in pratica un programma di acquisto di obbligazioni per tenere a bada i rendimenti sovrani in Italia e in altri Paesi europei.

Riteniamo che, nel breve termine, la BCE manterrà una maggiore attenzione all’inflazione: ci aspettiamo altri due rialzi dei tassi di 50 punti nelle prossime riunioni di settembre e ottobre, e poi una pausa. Contrariamente a quanto segnalato in precedenza, il fatto che la BCE si sia mossa con un rialzo dei tassi più aggressivo di 50 pb suggerisce che la guida della BCE stia perdendo credibilità.

Manteniamo la nostra visione prudente sui titoli azionari globali e confermiamo il nostro outlook negativo per i titoli dell’Eurozona, dove manteniamo una posizione sottopesata. Dal momento che tutto questo sta avvenendo in un contesto di significativo rallentamento economico, di politica monetaria meno accomodante e di incertezza politica intraeuropea. Per quanto riguarda il reddito fisso, manteniamo la nostra posizione sottopesata: pensiamo che i tassi d’interesse delle obbligazioni sovrane possano aumentare ulteriormente. Per quanto riguarda l’euro, confermiamo la nostra visione ribassista e manteniamo la nostra visione negativa sull’euro rispetto alle principali coppie di valute, tra cui il dollaro USA, il franco svizzero e lo yen giapponese. È probabile che l’euro si indebolisca a causa delle incertezze crescenti.