La Via della Seta, Via Crucis o via di uscita?

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Dovunque nel mondo, per combattere l’inflazione, le banche centrali sono costrette a inasprire drasticamente le condizioni finanziarie e, così facendo, stanno spingendo le loro economie sull’orlo del baratro. Proprio tutte? No! Una banca centrale, oltre a quella giapponese destinata – sembrerebbe – a muoversi a breve, sta resistendo e facendo l’esatto opposto: la People’s Bank of China. Sta allentando le condizioni monetarie al fine di sostenere l’economia perché, lungi dall’impennarsi, l’inflazione cinese si è attestata al 2,1%, e addirittura allo 0,9% al netto dei prodotti energetici e alimentari. I prezzi alla produzione poi, che in ottobre minacciavano la stabilità economica con un incremento superiore al 13%, sono tornati a registrare una crescita annua del 6,4%. Una situazione, che i banchieri centrali occidentali possono solo sognare.

È una fortuna che la banca centrale cinese sia in grado di sostenere l’economia del Paese, che ne ha davvero bisogno. Infatti, la situazione degli ultimi mesi è stata più impattante dell’inizio della crisi del Covid, nella primavera del 2020. Nel 2021, l’immobiliare residenziale ha subito una flessione preoccupante con il quasi fallimento di uno dei principali immobiliaristi, Evergrande, evitato grazie al sostegno delle autorità. Superata questa crisi se ne è profilata poi un’altra nella primavera del 2022: numerosi casi di Covid a Shanghai e Pechino, in particolare. La politica inflessibile dello «zero Covid» imposta da Xi Jinping ha costretto decine di milioni di persone all’isolamento. Le indagini sull’attività economica sono allora crollate: il PMI composito è sceso da 51,2 in febbraio a 42,7 in aprile, segnalando una quasi recessione nel secondo trimestre del 2022.

Ma le esortazioni del governo per stimolare l’erogazione del credito, ammorbidire le condizioni finanziarie attraverso la banca centrale e allentare la morsa normativa sul settore digitale hanno dato i loro frutti: lo stesso PMI è rimbalzato a 54,1 in giugno. I dati cinesi vanno certamente presi con le pinze ma racchiudono, probabilmente, un fondo di verità. Le azioni cinesi (nel senso dell’MSCI China in USD) hanno del resto dato atto di questo miglioramento e sono salite leggermente nel secondo trimestre, mentre quelle globali arretrano di oltre il 15%.

La Cina sta quindi uscendo dal pantano mentre dilaga la paura della recessione nel resto del mondo. Un vero e proprio effetto pendolo. Se non fosse che, se confermata, la recessione colpirà probabilmente di più l’Occidente della Cina, perché in tempi di inflazione le banche centrali non possono sostenere le loro economie. A questo si aggiunge la guerra in Ucraina. Due fattori che hanno finora risparmiato la Cina – almeno finché questa non scaglierà un attacco diretto contro Taiwan.

In un certo senso, la guerra in Ucraina finisce persino col favorire la Cina. Da un lato, l’Occidente esorta la Cina a non dare sostegno totale alla Russia e, allo scopo, il G7 è certamente pronto a fare qualche concessione economica o politica. D’altra parte, il Paese sta iniziando a beneficiare, come l’India, del riorientamento verso Est delle esportazioni energetiche russe che non trovano più alcuno sbocco in Europa. Questa manna insperata di energia a basso costo, unita a una politica nucleare proattiva, offre notevoli possibilità di rilancio. Perché, in Cina, i reattori EPR funzionano…

Così, anche se la Cina terrorizza gli Stati Uniti con le sue dinamiche economiche e geopolitiche, diventa sempre più indispensabile per l’economia occidentale, che ha bisogno di un polo produttivo e di consumo pienamente funzionante in quel Paese per moderare i prezzi dei beni importati e trovare consumatori disposti a spendere, poiché i consumi occidentali sono asfissiati dall’inflazione. Come in ogni crisi dal 2008, la Cina involontariamente va in soccorso dell’Occidente, che vorrebbe farne a meno anche se risulta sempre più difficile. Lo stesso vale per la Russia, sempre più dipendente dal destino del suo immenso rivale orientale.

La Via della Seta sta quindi diventando una Via Crucis politica per l’Occidente man mano che si sta trasformando in una via di uscita economica.