Occhio all’eccessiva volatilità dei Treasury, il continuo rincaro dell’energia e il superdollaro

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Nelle ultime settimane i mercati azionari hanno registrato un lieve rialzo. Si ha l’impressione che, dopo una prima metà dell’anno terribile, gli investitori si stiano prendendo un attimo per tirare il fiato e che si stia assistendo a una riallocazione dei flussi verso le azioni. Tuttavia, non dobbiamo dare troppa importanza a questo dato, poiché sotto la superficie persiste l’incertezza. A riprova di ciò, in primis, il mercato dei Treasury ha registrato un’impennata, ma i dati statunitensi più forti pubblicati venerdì 8 luglio hanno invertito i guadagni, portando il rendimento del decennale al di sopra del 3%. Ciò illustra la situazione di stallo in cui si trova il mercato: le notizie apparentemente positive portano a un sell-off del mercato dei Treasury e ricordano che la Federal Reserve (Fed) è ben lungi dal compimento del processo di rialzo dei tassi di interesse. In definitiva, tutto ciò porta a una rinnovata incertezza sulle prospettive degli asset di rischio e al momento è molto difficile sottrarsi per gli investitori.

Attualmente stiamo assistendo a una volatilità eccessiva nel mercato dei Treasury. Il Move, che è l’equivalente del VIX per il Treasury, ha raggiunto un livello superiore a 150 per l’undicesima volta negli ultimi 35 anni. È da notare che, dopo la pandemia, il mercato dei Treasury è cresciuto di circa il 50% a seguito di ulteriori emissioni. È molto difficile per le banche d’investimento gestire questo rischio, soprattutto in un contesto di inasprimento quantitativo in cui la banca centrale non fornirà un cuscinetto di liquidità. A nostro avviso, dobbiamo aspettarci che la maggiore volatilità del mercato dei Treasury sia una costante per il resto dell’anno. Riteniamo che i movimenti avanti e indietro a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane saranno la regola piuttosto che l’eccezione.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito anche al continuo aumento dei prezzi dell’energia in Europa. I prezzi del gas sono aumentati di un altro 15% rispetto alla settimana precedente, mentre i prezzi dell’elettricità all’ingrosso in Germania sono aumentati del 20% rispetto alla settimana precedente. Ciò riflette chiaramente l’incertezza sul Nord Stream e su quando tornerà in funzione. Ora sappiamo che una delle importanti turbine che alimenteranno il gasdotto è stata mandata dal Canada, ma questa situazione insolita dimostra la forte vulnerabilità dell’Europa all’aumento dei prezzi dell’energia. Secondo una recente ricerca pubblicata da JP Morgan, gli attuali prezzi del gas porterebbero a una riduzione del 2% su base annua della crescita europea nella seconda metà di quest’anno. Questa situazione deve essere costantemente monitorata.

Le autorità, e in particolare i governi, stanno attualmente incontrando difficoltà a rispondere alla minaccia energetica. In California, il governatore ha emesso assegni ai privati per cercare di far fronte alla sovrattassa sulla benzina, che fa sì che i prezzi siano più alti di 1,5 dollari rispetto al resto degli Stati Uniti. Questa è la prova del crescente costo fiscale che dovremo affrontare. Nel Regno Unito, quasi tutti i potenziali successori del Primo Ministro Boris Johnson propongono riduzioni delle imposte non finanziate. Il che non ha senso dal punto di vista economico ed è indice delle sfide che la crisi energetica pone di fronte ai politici. A questo proposito, abbiamo assistito alla nazionalizzazione del resto di EDF in Francia, sempre nel tentativo di far fronte alla crisi energetica. Questi sviluppi non devono influenzare i mercati azionari oggi, ma attestano le sfide globali che dobbiamo affrontare.

Da notare anche la continua sovraperformance del dollaro; all’inizio della settimana scorsa il cambio USD-EUR ha raggiunto la parità per la prima volta in vent’anni. Non avviene in maniera turbolenta, ma crea comunque maggiore incertezza, soprattutto in considerazione dell’elevato livello di indebitamento in dollari in tutto il mondo, in particolare nei mercati emergenti. È importante monitorare costantemente la minaccia che un dollaro forte rappresenta per i rimborsi. Ciò è indicativo delle immense sfide che il mondo deve affrontare in questo momento e che vengono elaborate attraverso i mercati finanziari.

La settimana scorsa abbiamo assistito a un’accelerazione dell’IPC statunitense al 9,1%, oltre le previsioni. Inoltre, giovedì scorso le banche statunitensi hanno iniziato a pubblicare le trimestrali. Sarà importante vedere, a livello di singola società, l’impatto degli sviluppi macro e delle tendenze di mercato.