Beyond the ESG Label, il mercato dei green bond. Tendenze e ostacoli

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I green bond sono uno strumento finanziario relativamente nuovo per finanziare progetti rispettosi dell’ambiente. Il recente seminario di esperti CFA, Beyond the ESG Label: Green, Social and Sustainability Linked Bonds ha messo in luce le tendenze del mercato e le eventuali difficoltà nel 2023.

La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha introdotto i green bond nel 2007 come mezzo per finanziare progetti legati al clima. Il mercato è cresciuto rapidamente per oltre 10 anni. Le obbligazioni verdi sono emesse da Paesi, società di energia rinnovabile e società che effettuano la transizione delle loro operazioni. Vengono raccolti fondi per progetti per migliorare l’efficienza energetica, aggiungere energia rinnovabile, ridurre l’inquinamento, instillare pratiche di risorse sostenibili, sviluppare tecnologia o proteggere gli ecosistemi. Le obbligazioni sono generalmente collegate all’asset stesso, ma sono anche garantite dal credito generale dell’emittente, quindi spesso portano il rating creditizio dei genitori. I green bond hanno spesso vari vantaggi fiscali associati alla loro emissione per l’acquirente e/o il venditore.

Tendenze del mercato

Dalla loro introduzione nel 2007, l’emissione globale di green bond è salita rapidamente a $ 200 miliardi nel 2016 e poi a $ 1 trilione nel 2021, ma verso il 2022, le aspettative di una crescita del 40% si sono rivelate del tutto sbagliate. Arrivando al 2023, le aspettative erano che l’emissione potesse tornare a 1 trilione di dollari. Finora, tuttavia, i livelli di emissione sono simili solo a quelli del 2022, con l’attività di emissione sbilanciata geograficamente verso l’Europa e i mercati emergenti che vogliono mostrare progressi nelle emissioni.

Ostacoli

I relatori hanno parlato di alcuni problemi chiave che il mercato dei green bond ha dovuto affrontare nel 2022. Il primo problema, sorto negli ultimi due anni, è il monitoraggio dell’effettivo utilizzo dei proventi da parte degli emittenti: la richiesta è di una maggiore trasparenza post-emissione. Un secondo problema è la generale mancanza di qualità o persino di disponibilità delle metriche riportate dopo l’emissione. Anche se considerato “verde”, come viene definito o misurato il verde nel tempo? Questo problema ha afflitto il mercato ESG generale poiché le metriche riportate in tutto il mondo sono state incoerenti o non disponibili.

Gli investitori tendono a ritirarsi dall’investimento e gli emittenti dal mercato fino a quando le regole non saranno rese più chiare con standard e metriche coerenti. Gli investitori stanno fornendo più feedback prima dell’emissione e stanno rispondendo alla richiesta di una maggiore trasparenza e di una comunicazione regolare e continua dei progressi degli investimenti. Un’idea semplice è che ogni azienda riporti la quantità di benzina, diesel, carburante per aerei, gas naturale e carbone che acquista ogni anno. Questi dati sono senza dubbio disponibili e esplorerebbero immediatamente la maggior parte della catena di approvvigionamento delle emissioni di idrocarburi.

Un terzo problema è che alle obbligazioni esistenti non sempre è stata fornita un’adeguata protezione dal mancato rispetto dei termini delle obbligazioni. I green bond sono spesso certificati da una terza parte come il Climate Bond Standards Board come veramente verdi. Parte del problema è stata la certificazione incoerente o l’assicurazione da parte di terzi che i proventi venivano effettivamente utilizzati per progetti verdi. L’International Capital Market Association (ICMA) incoraggia il reporting periodico post-emissione come best practice, anche se molti potrebbero anche dire che il mercato lo sta spingendo come pratica standard.

Un quarto problema è quando un green bond che è stato certificato all’emissione non è più certificato da terze parti, forse per mancanza di informazioni. La risoluzione di questo problema richiede maggiori impegni da parte delle società che certificano per seguire un’obbligazione attraverso il suo ciclo di vita. Una maggiore trasparenza e metriche tracciabili dovrebbero rendere questo più facile da realizzare.

La confusione dell’emittente è un quinto problema. Come per gli investimenti ESG in generale, c’è stata una pletora di agenzie di rating, borse, fornitori di indici, gruppi buy-side, norme intergovernative (ad esempio, UE). Le linee guida dell’UE e della SEC e le accuse di greenwashing – la pratica di presentare gli investimenti come rispettosi dell’ambiente quando non lo sono – hanno portato gli emittenti a ritirarsi dal mercato fino al ritorno di una maggiore certezza. Il mercato deve anche rendersi conto che un emittente non deve affrontare le stesse regole e requisiti post-emissione per le obbligazioni regolari rispetto alle obbligazioni verdi.

La piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile della Commissione europea e il suo progetto di tassonomia comune dovrebbero aiutare a ridurre il divario tra i diversi standard.

Un sesto problema è che diversi analisti hanno affermato che l’emissione di obbligazioni verdi non si è tradotta in finanziamenti più economici per gli emittenti né differenziali di prezzo. Forse ciò è dovuto a metriche di credito sottostanti simili all’emittente principale. Una possibile soluzione è il sostegno politico all’emissione di obbligazioni verdi private attraverso le obbligazioni verdi sottoscritte dal governo.

Oltre alla richiesta del mercato di maggiori informazioni sui progetti verdi, il costo del denaro più elevato (ovvero gli alti tassi di interesse) ha casualmente messo in difficoltà gli emittenti. La risoluzione sarà una maggiore stabilità o addirittura una convincente leggera moderazione dei tassi nei prossimi trimestri.