Ecco le maggiori opportunità nelle commodity legate alla transizione energetica

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Il 5 giugno del 1974 si è celebrata la prima Giornata Mondiale dell’Ambiente, una tematica che oggi, esattamente 49 anni dopo, è diventata centrale per il futuro dell’umanità stessa, visti gli effetti sempre più devastanti che il cambiamento climatico sta generando su scala mondiale (è notizia recente che negli Stati Uniti, la Florida dovrà prepararsi ad affrontare fino a 17 uragani).

È ormai ampiamente riconosciuto che il raggiungimento degli obiettivi internazionali per scongiurare ulteriori peggioramenti della questione ambientale, come il mantenere l’innalzamento medio delle temperature entro gli 1,5°C previsto dall’Accordo di Parigi, passino da una transizione verso l’impiego di sempre più fonti rinnovabili per la produzione di energia, abbandonando progressivamente i combustibili fossili.

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Per realizzare effettivamente questo passaggio, la politica e i mercati stessi stanno cercando di indirizzare gli investimenti verso tutta la catena del valore di questo e in questa analisi, noi di LGIM presentiamo quei segmenti che, a nostro avviso, sono quelli che presentano le migliori prospettive di crescita in ambito commodity.

Esattamente come il petrolio ha sostituito il carbone a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, la transizione energetica in atto richiederà nuove materie prime che, a loro volta, andranno a soppiantare il petrolio. Usiamo il plurale perché è molto improbabile che il sistema energetico del futuro faccia affidamento su un’unica commodity, ma più verosimilmente su una moltitudine di queste, che possono essere raggruppate in 3 macroaree:

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Metalli e minerali: qui sono presenti l’acciaio impiegato per costruire le turbine per l’energia eolica, fino al litio, impiegato per la produzione delle batterie dei veicoli elettrici e molti altri.
Combustibili transitori: sono quei combustibili che permetteranno di soddisfare la domanda di energia mentre la transizione è ancora in atto, senza andare a impattare eccessivamente sull’ambiente. L’esempio più conosciuto è sicuramente il gas naturale, che è ammesso nel mix energetico per mantenere l’innalzamento delle temperature sotto i 2°C, ma non sotto gli 1,5°C
Certificazioni: anche se non sono commodity, è piuttosto ovvio che si dovrà fare affidamento su un approccio normativo condiviso, che quantifichi le emissioni delle imprese e premi gli sforzi delle società impegnate nel raggiungimento degli obiettivi.