Ritratto demografico, Italia tra i primi Paesi per importanza demografica

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L’ Istat ha pubblicato Noi Italia in cui fornisce un ritratto aggiornato del nostro Paese. Per quel che riguarda i profili demografici evidenzia come al 1° gennaio 2022, con il 13% dei 447 milioni di abitanti dell’Unione europea (Ue), l’Italia si conferma tra i primi Paesi per importanza demografica, dopo Germania (83 milioni) e Francia (68 milioni).

Nel 2021, in Italia, alle conseguenze dirette e indirette della pandemia da COVID-19 sulla dinamica demografica osservate nel 2020, si aggiungono gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite. Il decremento della popolazione residente (-0,3% rispetto all’anno precedente) è dovuto in larga misura alla dinamica naturale. Oltre un terzo dei residenti è concentrato in sole tre Regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Il Mezzogiorno si conferma l’area più popolata del Paese. Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l’Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord-Ovest, sia per il Nord-Est).

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Non si ferma la crescita degli indici di vecchiaia e di dipendenza che, al 1° gennaio 2022, raggiungono, rispettivamente, quota 187,9 (anziani ogni cento giovani) e 57,5 (persone in età non lavorativa, ogni cento in età lavorativa). Tra le Regioni, è sempre la Liguria a detenere il valore più elevato dell’indice di vecchiaia (267,2), mentre la Campania (143,6) presenta il valore più basso. In ambito Ue, l’Italia è il Paese con il più alto indice di vecchiaia e fa parte del gruppo dei Paesi con indice di dipendenza più elevato della media europea (56,0).

Nel 2022, la speranza di vita alla nascita della popolazione residente italiana è di 80,5 anni per i maschi e di 84,8 per le femmine. Si vive mediamente più a lungo al Centro-Nord, soprattutto nella Provincia Autonoma di Trento, dove la speranza di vita è di 81,9 anni, per i maschi e 86,3, per le femmine. Il valore minimo della speranza di vita si ha in Campania, sia per i maschi (78,8 anni), sia per le femmine (83,1 anni). L’Italia è tra i Paesi europei con la speranza di vita alla nascita più elevata.

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Nel 2021, il numero medio di figli per donna è pari a 1,25, valore di gran lunga inferiore alla soglia minima a garantire il ricambio generazionale (circa 2,1 figli). L’età media della madre al parto è di 32,4 anni e l’Italia è fra i Paesi europei con il calendario riproduttivo più posticipato. A livello regionale, i livelli più alti di fecondità sono nelle Province autonome di Bolzano/Bozen (1,72) e Trento (1,42), mentre la Sardegna presenta il valore più basso (0,99). Nella graduatoria europea, l’Italia è tra i Paesi a più bassa fecondità.

Nel 2021, il numero di matrimoni celebrati è in netta ripresa rispetto all’anno precedente, in cui molte coppie erano state costrette a rinviare le proprie nozze, per effetto di un periodo di sospensione delle cerimonie civili e religiose, dovuto alla pandemia da COVID-19. Il quoziente di nuzialità, che nel 2020 era pari a 1,6 matrimoni per mille abitanti, torna allo stesso valore registrato nel 2019 (3,1). La crescita del quoziente di nuzialità è generalizzata e si manifesta in maniera più evidente nelle Regioni del Mezzogiorno. Il valore più alto dell’indicatore si registra in Calabria (4,3 per mille), mentre Umbria, Sardegna e Provincia Autonoma di Trento presentano il valore più basso (2,4 per mille).

A livello europeo, l’Italia è ancora uno dei Paesi dove ci si sposa meno. Nel 2021, le separazioni sono state complessivamente 97.913 (+22,5% rispetto al 2020). Nello stesso anno, i divorzi sono stati 83.192, il 24,8% in più rispetto al 2019 e il 16,0% in meno, nel confronto con il 2016, anno di massimo relativo (99.071 divorzi), legato all’entrata in vigore (a maggio 2015) della legge sul “divorzio breve”. Nel 2021, il tasso di separazione per 10 mila abitanti (16,6 a livello nazionale) raggiunge il valore massimo in Campania (20,0), seguita da Sicilia (19,3) e Lazio (18,5), e il minimo nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (10,8). Il tasso di divorzio per 10 mila abitanti, a fronte di un valore medio nazionale di 14,1, vede in testa alla graduatoria Sardegna (17,4) e Liguria (16,9), mentre agli ultimi posti si collocano Basilicata (10,5) e Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (11,1).