L’inflazione italiana riprende il suo percorso discendente a maggio

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L’inflazione complessiva è ancora trainata dai prezzi dei beni energetici. L’inflazione di fondo ha registrato il secondo piccoli calo consecutivo, ma non ci aspettiamo un’accelerazione nel breve periodo.

I prezzi dell’energia ancora la determinante principale della variabilità dell’inflazione

La stima preliminare dell’inflazione italiana di maggio mostra una ripresa del sentiero discendente dopo il rimbalzo di aprile. A maggio l’inflazione generale è scesa al 7,6% (dall’8,2% di aprile), trainata principalmente da un calo della componente energetica non regolamentata e, in misura minore, dai cali dell’inflazione degli “altri beni”, dei servizi di trasporto e degli alimentari non freschi, che hanno più che compensato gli aumenti degli alimentari freschi (molto probabilmente legati agli eventi meteorologici del mese) e dei servizi abitativi.

Prevediamo un calo più rapido dell’inflazione dei beni rispetto a quella dei servizi

Il calo dell’inflazione generale, sostanzialmente in linea con le nostre aspettative, conferma che il percorso di discesa è graduale, nonostante il recente forte calo della componente energetica, dovuto al calo dei prezzi del gas. Il forte calo dell’inflazione dei prezzi alla produzione in aprile (-1,5 a/a dal +3,7% di marzo) suggerisce che si sta preparando un calo più marcato dell’inflazione dei prezzi dei beni, che potrebbe manifestarsi nelle componenti dell’IPC già nel terzo trimestre. La decelerazione della componente dei servizi sembra destinata ad essere più lenta, anche per effetto di un prolungato effetto di riapertura che potrebbe intensificarsi con l’arrivo della stagione turistica estiva.

Le componenti relative alle intenzioni di aumento dei prezzi delle indagini congiunturali sembrano confermare questo schema, con un’attenuazione delle intenzioni di aumento dei prezzi già in atto da mesi tra i produttori e solo un timido accenno di calo tra i fornitori di servizi a maggio.

Primi accenni di una tendenza al ribasso nell’inflazione sottostante

È interessante notare che l’inflazione sottostante, che esclude l’energia e gli alimenti freschi, è scesa marginalmente al 6,1% a/a in maggio (dal 6,2% a/a in aprile), il secondo calo consecutivo. Un timido accenno a una nuova tendenza, probabilmente favorita da una dinamica salariale solo in lento aggiustamento.

Gli sviluppi dei consumi influenzeranno la velocità del calo dell’inflazione sottostante

Nel complesso, il dato odierno sull’inflazione ci conforta nel ritenere che il percorso di discesa dell’inflazione è stato tracciato, ma sarà graduale. Come abbiamo visto in precedenza nel comunicato sul PIL, le famiglie italiane sono state riluttanti a ridurre i loro livelli di consumo nonostante l’andamento sfavorevole del reddito disponibile. Certo, la tenuta dell’occupazione ha aiutato a superare lo shock, ma sospettiamo che il tasso di risparmio abbia raggiunto un livello troppo basso (circa il 5%) per gli standard italiani, livello che potrebbe rivelarsi difficile da sostenere. Una marcata decelerazione dei consumi potrebbe dare il via a una decelerazione più marcata della componente sottostante.

Attualmente prevediamo un’inflazione media italiana del 6,3% nel 2023 e del 2,4% nel 2024.