FTSE Russell: come utilizzare gli indici per allineare i portafogli agli obiettivi climatici di Parigi

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Indici ESG — 

Come allineare i portafogli obbligazionari e azionari agli obiettivi climatici di Parigi? Adattare i portafogli all’accordo di Parigi in tutte le classi di attività presenta alcune sfide uniche. Per sostenere gli investitori nell’affrontarle, FTSE Russell, fornitore globale di benchmark, analisi e soluzioni di dati con funzionalità multi-asset, ha lanciato recentemente due nuove serie di indici progettate per adempiere agli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi del 2015 e sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Si tratta del FTSE Fixed Income EU Climate Benchmarks Index Series (per il mercato obbligazionario) e del FTSE EU Climate Benchmarks Index Series (per il mercato azionario).

Questi strumenti, secondo gli analisti di FTSE Russell, svolgono un ruolo fondamentale. A loro avviso, infatti, gli utilizzatori di questo tipo di indici hanno bisogno di indicazioni chiare in grado di dissipare le loro preoccupazioni che riguardano in primis la trasparenza nella progettazione degli indici e il monitoraggio continuo per garantire che gli indici rimangano pertinenti. Un’altra preoccupazione degli investitori è legata all’approccio utilizzato per le esclusioni dei settori ad alta emissione, così come quello per le aziende con una mancanza di rendicontazione delle emissioni di carbonio.

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I fattori che mettono maggiormente in difficoltà gli investitori nell’approccio agli indici climatico, vanno inseriti in un contesto in cui siano chiare le sfide che essi devono affrontare per allineare i portafogli agli obiettivi climatici per trovare una soluzione efficiente. Gli analisti di FTSE Russell hanno cercato di affrontare questo tema, analizzando al contempo il contesto normativo europeo e la partnership tra il fornitore di benchmark e la Transition Pathway Initiative (TPI), che consente a FTSE Russell di accedere a dati solidi per verificare la prontezza delle aziende nel percorso di transizione.

La normativa europea sui benchmark di transizione climatica

Il regolamento dell’Unione europea del 2019 sui benchmark di transizione climatica (EU Climate Transition Benchmarks Regulation) è stato un passo importante nella standardizzazione degli approcci agli indici climatici, con l’obiettivo di prevenire la potenziale frammentazione derivante dalla mancanza di distinzione tra indici a basse emissioni di CO2 indici allineati a Parigi. Il regolamento, infatti, ha creato due nuove categorie: gli indici di riferimento UE per la transizione climatica (EU CTB) e gli indici di riferimento UE allineati con l’accordo di Parigi (EU PAB). Questi parametri di riferimento variano nel loro livello di ambizione, con il PAB dell’UE che fissa obiettivi di decarbonizzazione più impegnativi.

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Nonostante ciò, osservano gli esperti di FTSE Russell, c’è ancora un’ampia varietà di metodologie di indici tra cui scegliere quando si tratta di clima a reddito fisso e indici net zero. Ciò significa che la trasparenza tra i fornitori di indici assume ancora più rilevanza, per garantire che gli utenti degli indici possano navigare facilmente tra le soluzioni disponibili. Approcci di esclusione semplici e basati sul settore possono essere più facili da seguire come soluzione di base, ma un approccio più dettagliato e sofisticato può consentire agli investitori di raggiungere i molteplici obiettivi di investimento sostenibile della categoria PABsenza escludere tutti gli emittenti ad alte emissioni che potrebbero investire in tecnologie innovative ed essere i leader della transizione in un futuro prossimo.

Infatti, sebbene le soluzioni PAB richiedano l’esclusione delle società coinvolte nella produzione di carbone, petrolio, gas e energia ad alta intensità, è importante notare che l’esclusione delle aziende ad alta intensità di emissioni può distogliere il capitale dal sostenere questi sforzi, vale a dire “raggiungere l’obiettivo mancando il bersaglio”, spiegano gli analisti di FTSE Russell. Ciò che intendono è che disinvestire totalmente dai settori ad alto impatto climatico potrebbe risultare controproducente per la transizione perché potrebbe scoraggiare queste aziende a proseguire gli sforzi verso l’adozione di nuove tecnologie che le rendano più sostenibili.

Nella maggior parte dei casi manca quindi quello che gli analisti di FTSE Russell chiamano una “misura lungimirante dell’intensità delle emissioni di carbonio”, che dovrebbe considerare anche la riduzione delle emissioni futura delle società oltre che quella attuale.

La partnership con la Transition Pathway Initiative

Per combattere il problema legato all’esclusione di società che un domani potrebbero essere fondamentali per la transizione, la serie di indici FTSE Fixed Income EU Climate Benchmarks utilizza il set di dati della Transition Pathway Initiative, iniziativa globale che unisce un numeroso gruppo di investitori per aiutarlo a valutare i progressi delle aziende nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Nello specifico, la misura TPI Carbon Performance valuta i percorsi delle emissioni di carbonio delle singole aziende e il confronto con gli obiettivi internazionali e gli impegni nazionali assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi delle Nazioni Unite, basandosi sui dati degli indicatori ESG di FTSE Russell, inclusi quelli sviluppati per allinearsi con la TCFD. Le aziende sono suddivise in 4 gruppi (allineate ad un aumento della temperatura al di sotto dei 2°C, allineate ai 2°C, allineate o no ai Nationally determined contributions – Contributi determinati a livello nazionale – prefissati da Parigi). In base al gruppo di appartenenza, viene adeguata l’intensità di emissione di ciascuna società. Quindi, se un’azienda ha un’elevata intensità di emissioni oggi, ma è allineata al di sotto dei 2°C, viene applicato un moltiplicatore per ridurre l’impatto punitivo dell’elevata intensità di emissioni, risultando in una minore sottoponderazione di quanto si verificherebbe in assenza di tale misura “lungimirante”.

L’approccio di FTSE Russell agli indici a reddito fisso 

Sebbene la riflessione sul quadro normativo e sulla partnership cn la TPI riguardi tanto gli indici a reddito fisso quanto quelli azionari, FTSE Russell utilizza un approccio per gli indici a reddito fisso PAB e CTB che in alcuni casi si discosta da quello adottato per gli indici azionari. Vi sono infatti alcune caratteristiche peculiari del reddito fisso:

  • L’elevato grado di eterogeneità all’interno delle sottoclassi di attività a reddito fisso, che richiede un’ampia gamma di modelli di dati e quadri di riferimento per valutare i loro rischi di investimento sostenibili unici;
  • La complessità delle strutture societarie e i problemi di mappatura dei dati che ne derivano, soprattutto quando molte filiali sono private ed emettono una quota significativa del debito idoneo all’indice;
  • La diversità dei tipi e delle caratteristiche delle obbligazioni esistenti e le loro relazioni con il rischio ESG;
  • La distinta propensione al rischio-rendimento di un tipico investitore obbligazionario rispetto agli investitori azionari, con particolare attenzione al rendimento e alla prevenzione del default, piuttosto che al potenziale di rialzo.