Scossoni all’ordine globale: dal vertice di Johannesburg sui Brics al summit di Washington sul clima

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Tratto da REDAZIONE INPIù – 26/07/2023 ore 08:00

E’ la stampa, bellezza. Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani

Federico Rampini, Corriere della Sera
Federico Rampini sul Corriere della Sera parla della prossimo vertice tra Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che si terrà tra un mese a Johannesburg  e sottolinea che “c’è la coda per entrare nei Brics. L’elenco dei Paesi emergenti che vorrebbero essere ammessi è lungo: dall’Algeria all’Iran, dall’Egitto all’Indonesia. A spingere per un allargamento è soprattutto la Cina. Benché alcune di quelle nazioni emergenti abbiano buoni rapporti con gli Stati Uniti – sottolinea l’editorialista – Xi Jinping vede nei Brics un tassello del nuovo ordine globale che vuole costruire per scalzare quello americano-centrico. Tanto più se dovessero accogliere Paesi come l’Iran, i Brics diventerebbero un contro-G7, un luogo dove il Grande Sud globale può esprimere una visione alternativa, perfino antagonista, rispetto al club dei vecchi paesi ricchi dove sediamo noi. «Grande Sud» è un concetto geopolitico, descrive un modo di vedere il mondo, condiviso anche da giganti emergenti che stanno a nord dell’equatore. Essere poveri non significa avere sempre ragione. La retorica anti-occidentale a volte serve alle oligarchie locali predatorie e corrotte per coprire il loro malgoverno. Denunciare il nostro neocolonialismo, vero o presunto, è un alibi e un diversivo per coprire i fallimenti di tante classi dirigenti del Grande Sud. Preoccupa la facilità con cui il Grande Sud assorbe la propaganda cinese. La superpotenza asiatica riesce a presentarsi come «una di loro», una nazione emergente appena uscita dalla povertà, che condivide le rivendicazioni delle altre contro l’arroganza occidentale. Esiste però un protagonismo del Grande Sud. Sbagliamo quando descriviamo l’Africa, o l’America latina, soltanto come oggetti di manovre altrui (Stati Uniti, Cina, Russia). Per la stessa penetrazione cinese è fuorviante parlare di una nuova colonizzazione, perché essa avviene su invito delle classi dirigenti locali. L’Occidente – conclude – spesso si è tagliato fuori in quanto ha rinunciato a competere per l’influenza in quelle aree”.Gianni Riotta, la Repubblica
Gianni Riotta su Repubblica invita la premier italiana ad ‘abbandonare i negazionisti del cambiamento climatico’: “Quando, fra poche ore ormai, Giorgia Meloni sbarcherà a Washington per l’importante summit con il presidente Joe Biden – scrive Riotta – l’istinto politico della primo ministro italiana noterà come l’emergenza cambio climatico domini le conversazioni nella capitale americana. Tuttavia, rileva una inchiesta di Angela Giuffrida per il quotidiano britannico The Guardian, che riceve online centinaia di migliaia di clic favorevoli, i media di destra in Italia, talk show, quotidiani, web, si ostinano, con le firme più popolari, a negare il cambio del clima, malgrado il consenso unanime degli scienziati. Non solo, le testate populiste taroccano perfino le tabelle, pur di mentire su quello che ciascuno sa, aprendo la finestra al mattino: l’atmosfera brucia. Ma la leader della seconda manifattura d’Europa, sesta del mondo, che fin qui ha tenuto la linea occidentale sull’Ucraina con piglio, eludendo la trappola dell’isolamento davanti agli altri leader democratici, farsi catturare da un’accozzaglia di falsi profeti sarebbe esiziale. Nel suo ultimo rapporto il settimanale – osserva l’editorialista – The Economist, segnala come non reagire, con politiche industriali, ambientali e di ricerca, alla tragedia incombente rischia non solo catastrofi naturali ma anche crisi sociali, economiche, internazionali. Il dossier segnala, per esempio, la scelta di città come Los Angeles, Miami e Atene di nominare assessori al Clima per prevenire morti fra gli anziani e black-out della rete elettrica, promuovendo la trasformazione ecologica dell’edilizia: idea da duplicare nelle nostre regioni in sofferenza. Leader politici e infosfera di destra insistono, invece, a baccagliare contro l’Europa per le norme di sostenibilità in attuazione, non vedendone l’opportunità per la crescita, come segnala, di nuovo non un Verde irriducibile, ma il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Per Giorgia Meloni, dunque, l’estate del solleone pone un confine altrettanto decisivo di quelli affrontati in Ucraina e in Europa. Finire ostaggio della propaganda balorda di chi nulla sa, o vuol sapere, le nuocerà in vista delle Europee 2024: la disfatta dei franchisti di Vox – conclude – anticipa gli umori di cittadini stanchi di demagogia e in cerca di buon governo”.