Nuveen: il taglio dei tassi della Fed è ancora lontano, ecco le migliori opportunità nell’azionario fuori dagli Usa

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Non abbiamo ancora varcato il confine con il territorio del taglio dei tassi. La scorsa settimana la pubblicazione dei dati sull’indice dei prezzi al consumo Cpi di agosto negli Usa ha suscitato un certo scalpore tra gli investitori, in quanto ha fornito ulteriori prove del fatto che la recente tendenza disinflazionistica, che sostiene l’apprezzamento del mercato da gran parte del 2023, si è arrestata. Diverse componenti dell’indice Cpi (come gli alloggi) rimangono troppo elevate o hanno subito una nuova accelerazione dopo aver mostrato segni di attenuazione, come nel caso dei prezzi dell’energia, in particolare la benzina. In vista della riunione della Federal Reserve di questa settimana, il recente dato sull’inflazione potrebbe sostenere l’ipotesi di un ulteriore rialzo dei tassi di 25 punti base. A nostro avviso, con un’inflazione ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed, è più probabile che si verifichi un altro aumento dei tassi prima di qualsiasi taglio, nonostante gli auspici dei mercati. Detto questo, il nostro scenario di base prevede una pausa nell’attuale ciclo di rialzi entro la fine del 2023, dopodiché ci aspettiamo che i tassi rimangano elevati ma stabili nel 2024.

Pensare in modo globale, non provinciale, quando si tratta di aspettative sui tassi. I recenti dati statunitensi evidenziano sia un’inflazione ostinata sia alcune crepe che iniziano a formarsi nell’economia sottostante. Tuttavia, l’ultimo sondaggio condotto da Bank of America tra i gestori di fondi globali mostra per la prima volta da un anno un’allocazione sovrappesata alle azioni statunitensi, poiché la stragrande maggioranza dei gestori intervistati si aspetta tassi a breve termine più bassi. Questa è in contrasto con la nostra previsione di un ambiente di tassi “più alti per più tempo”, che secondo noi persisterà fino a quando l’inflazione non si avvicinerà all’obiettivo del 2% della Fed e probabilmente comporterà almeno una modesta contrazione del PIL statunitense (oltre a un aumento della volatilità del mercato). Sebbene gli investitori possano trovare il modo di giocare in attacco e in difesa nel mercato azionario statunitense, l’indice S&P 500 è attualmente scambiato con un premio del 6% circa rispetto alla sua media decennale sulla base del rapporto prezzo/utili. Valutazioni così ricche contribuiscono a determinare la nostra posizione neutrale sull’azionario statunitense nel suo complesso. Tuttavia, un’allocazione più ampia attraverso un portafoglio azionario diversificato a livello globale offre opportunità interessanti in alcune aree dei mercati sviluppati ed emergenti.

Considerazioni sul portafoglio

Nell’ambito dei mercati azionari sviluppati non statunitensi, il Giappone e il Regno Unito sono due mercati in cui le valutazioni convincenti e, a nostro avviso, le aspettative di crescita ottimistiche costituiscono un solido contesto. Il Giappone è uno dei pochi Paesi che vede un’espansione economica accelerata e stime di crescita del PIL riviste al rialzo (+1,6% previsto per l’anno fiscale 2023, secondo Goldman Sachs). Sebbene le previsioni di crescita per l’anno fiscale 2024 siano più basse (+1,0%), la nostra opinione è diversa e riteniamo che il Giappone possa superare le previsioni di crescita del +1,1% per i mercati sviluppati in generale (Figura 2). I consumatori giapponesi restano forti, come dimostrano le vendite al dettaglio, attualmente in crescita del 6,8% su base annua, più di quattro volte la media di lungo periodo. Anche gli utili societari sono stati robusti, con un aumento delle vendite e dei profitti indotto in parte dall’indebolimento dello yen, che favorisce i risultati degli esportatori. Anche le spese in conto capitale sono in aumento, il che dovrebbe contribuire a incrementare gli utili futuri, a vantaggio degli investitori sotto forma di maggiori dividendi e buyback di azioni.

Il Regno Unito non ha partecipato pienamente ai forti progressi dei mercati azionari globali di quest’anno. L’inflazione ha rappresentato un ostacolo, anche se l’aumento dei prezzi principali è rallentato drasticamente, passando dal picco dell’11,1% dello scorso ottobre al 6,8% di luglio. Un continuo calo dell’inflazione potrebbe essere positivo per i titoli sensibili ai tassi d’interesse come i costruttori di case. L’indice FTSE 100 è attualmente scambiato a un rapporto P/E forward di 10,6x, oltre il 20% al di sotto della sua media decennale. Infine, riteniamo che l’aggressivo ciclo di inasprimento della Banca d’Inghilterra sia probabilmente a uno o due rialzi dei tassi dal termine, il che potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di sostegno per le azioni del Regno Unito.

Nell’ambito delle azioni dei mercati emergenti, consideriamo interessanti il Brasile e il Messico. Entrambi i Paesi registrano tassi d’interesse nominali e reali elevati, con un’inflazione in decelerazione. Dopo un ciclo di rialzo tassi precoce e aggressivo, iniziato nel 2021, la Banca centrale del Brasile ha tagliato i tassi per la prima volta all’inizio del mese scorso e si prevedono ulteriori tagli. Il Messico sta beneficiando del “nearshoring”, in cui le aziende dei Paesi vicini delocalizzano o espandono le loro attività all’interno del Messico per sfruttare l’efficienza della catena di fornitura e i costi più bassi. Negli ultimi mesi le esportazioni messicane hanno raggiunto livelli record, poiché le complicate relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno spinto gli Stati Uniti a rifornirsi maggiormente dal Messico.