Pensione e inflazione, la perequazione anticipata dovrebbe prevedersi con un decreto anticipi

-

La NADEF 2023 recentemente approvata dal Governo si caratterizza per una forte attenzione
all’andamento dell’inflazione. Quali sono gli impatti sulle pensioni? Partendo dalla spesa per le pensioni in rapporto al Pil il Documento stima che l’impatto della perequazione, vale a dire la rivalutazione dei trattamenti di quiescenza, determinerà un incremento significativo di tale indicatore portandosi alla fine del biennio al 16% (0,8 punti percentuali sopra il dato del 2018) livello che viene sostanzialmente mantenuto fino al 2029.

Nella Relazione di accompagnamento alla NADEF inviata dal Ministro dell’Economia al Parlamento si legge poi che i nuovi obiettivi programmatici assicurano la progressiva riduzione dell’indebitamento netto strutturale, che è pari al -5,9 per cento del PIL nel 2023, -4,8 per cento nel 2024, -4,3 per cento nel 2025 e -3,5 per cento nel 2026. Il rapporto debito/PIL programmatico è pari al 140,2 per cento nel 2023, 140,1 per cento nel 2024, 139,9 per cento nel 2025 e 139,6 per cento nel 2026. Gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025.

Nel 2026, invece, il saldo obiettivo implica una correzione di 3,8 miliardi di euro rispetto all’indebitamento netto tendenziale, che consente di riportare lo stesso al di sotto della soglia del 3 per cento. Queste risorse nel 2023, attraverso un provvedimento d’urgenza, saranno destinate, in particolare, al conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per l’anno 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi migratori.

Secondo le indiscrezioni l’anticipo della rivalutazione che sarebbe dovuta scattare nel 2024, dovrebbe aver luogo in uno specifico decreto anticipi che dovrebbe fare in modo che la rivalutazione anticipata avvenga già con le pensioni in pagamento da novembre.

Nel concreto il conguaglio dovrebbe riconoscere ai pensionati un differenziale positivo dello 0,8% che rappresenta lo scarto esistente tra l’inflazione dello 8,1% calcolato a fine anno scorso e il 7,3% che era stato riconosciuto ad inizio anno. Va ricordato come in base a quanto previsto con la Legge di Bilancio 2023 si ha un adeguamento pieno del 100% per gli assegni fino a 4 volte la pensione minima, dell’85% per gli assegni compresi tra 4 e 5 volte , si riduce al 53% per le pensioni tra 5 a 6 volte il minimo; 47% tra 6 e 8 volte il minimo, a 37% da 8 a 10 volte il minimo e 32% negli assegni oltre 10 volte il minimo.