Moody’s, downgrade non in vista, ma rischio sovrano può penalizzare soprattutto banche e assicurazioni

Alessandro Pellegrino, credit portfolio manager di Arcano Partners -
- Advertising -

Non ci aspettiamo azioni sul rating da parte di Moody’s venerdì 17 e crediamo che un downgrade sia altamente improbabile; piuttosto vediamo un cambio a “Neutral” (da “Negative”) dell’outlook.

Un eventuale downgrade avrebbe tuttavia ripercussioni significative in Europa: la stessa Banca Centrale Europea, infatti, già nel 2020 ha messo al riparo la zona euro dal rischio di ampliamenti degli spread dei diversi paesi con uno strumento specifico, il PEPP, coadiuvato da strumenti di supporto a livello di politiche fiscali della Unione Europea (ESM e Next Generation EU).

- Advertising -

Ovviamente, un declassamento del rating dell’Italia metterebbe sotto stress il differenziale di rendimento BTP/Bund, spingendolo probabilmente a 250 punti base. Questo livello è tipicamente considerato il livello di guardia degli investitori in Btp, quando si percepisce che la Bce non ha la situazione interamente sotto controllo.

In caso di downgrade, a farne le spese sarebbero naturalmente tutte le società italiane, perché difficilmente le aziende possono avere un merito di credito superiore a quello del proprio paese di origine. Il contagio sarebbe immediato, soprattutto a partire da banche e assicurazioni.

- Advertising -

Ma, se per qualsiasi motivo lo spread con i titoli di stato tedeschi si spingesse fino a 250 punti, ad essere penalizzate sarebbero soprattutto le banche. Questo per vari motivi: innanzitutto le banche hanno un business prevalentemente domestico e hanno a bilancio quote significative di titoli di stato. Inoltre, il loro costo di finanziamento aumenterebbe rapidamente, impattando i profitti. Proprio le banche, inoltre, sono oggi altamente dipendenti dal mercato per finanziarsi.

Allo stesso tempo, pensiamo che ci sarebbero risvolti negativi per il comparto finanziario europeo (iTraxx Financials).

Diversamente, l’effetto per le utilities sarebbe di portata inferiore perché, se è vero che aumenta il loro costo del debito, queste società hanno business più stabili, con ricavi ricorrenti. Soprattutto, non hanno bond in bilancio.

L’effetto domino di un peggioramento del rating sovrano potrebbe essere dunque molto veloce nell’universo delle emissioni societarie. E avrebbe spillovers anche sull’economia reale, e su un potenziale altro downgrade da parte di S&P.

La risalita dello spread a 250 punti base in Italia potrebbe infine riaccendere i timori di un possibile contagio agli altri paesi del sud Europa, tornando a sollevare dubbi per la stabilità finanziaria della zona euro.