Continua la tendenza al ribasso dell’inflazione

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Nelle ultime settimane l’inflazione è diminuita ulteriormente in quasi tutti i paesi e aree geografiche. Il calo è stato recentemente particolarmente pronunciato nell’Eurozona e nel Regno Unito. La tendenza al ribasso è diventata inequivocabile anche escludendo i prezzi volatili di energia e generi alimentari. La situazione sta iniziando ad attenuarsi anche nel settore dei servizi, dove fino a poco tempo fa la pressione sui prezzi era ancora ostinatamente alta. Le survey e gli indicatori anticipatori segnalano che l’inflazione continuerà a diminuire nei prossimi mesi.

A livello economico c’è ancora molta incertezza, ma il deciso calo dell’inflazione dovrebbe essere un motivo sufficiente perché le banche centrali adottino gradualmente politiche monetarie meno restrittive. Questo dovrebbe avvenire a breve, se si vuole evitare il rischio di mancare l’obiettivo di inflazione del 2% con un ampio margine. Si nota però ancora una certa resistenza. Sia la Banca d’Inghilterra (BoE) sia la Bce hanno segnalato a dicembre che non prevedono tagli dei tassi di interesse a breve. Al contrario, negli Stati Uniti la Fed prevede tre tagli per il 2024. Tuttavia, ciò si limiterebbe a far scendere il tasso dal 5,5% al 4,75% e poiché la Fed fissa il tasso neutrale al 2,5%, la politica monetaria sarebbe ancora estremamente restrittiva. L’obiettivo principale dell’attuale retorica delle banche centrali è probabilmente quello di evitare che le condizioni finanziarie si allentino di nuovo troppo presto ed eccessivamente. I banchieri centrali sono inoltre attenti a evitare la ripetizione degli errori degli anni ’70 con tagli prematuri dei tassi. Siamo però convinti che non potranno chiudere gli occhi sulla mutata realtà dei prezzi ancora a lungo.

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Sebbene l’andamento futuro dell’inflazione sembri ormai essere determinato, vi sono alcune domande senza risposta per quanto riguarda l’economia. Le prospettive per i prossimi mesi rimangono contenute. Prevediamo una lieve recessione nell’Eurozona, negli Stati Uniti e in Australia, mentre Regno Unito e Canada stagneranno. Seguirà poi una moderata ripresa a partire dalla metà dell’anno. A livello globale, prevediamo una crescita economica di appena il 2% per tutto il 2024.

Guardando ai mercati, il calo dell’inflazione e le relative anticipazioni sulla svolta della politica monetaria hanno alimentato una forte ripresa dell’azionario verso fine 2023. L’indice azionario globale ha raggiunto un nuovo livello record a dicembre. Il 2024, invece, sarà probabilmente dominato dagli sviluppi economici reali. Le attuali valutazioni azionarie non riflettono ancora appieno il rallentamento dell’economia e quindi la volatilità dovrebbe aumentare nel primo trimestre. Tuttavia, la debolezza economica prevista dovrebbe essere digerita rapidamente. Da considerare, inoltre, che adesso gli investitori hanno alternative alle azioni. Le obbligazioni tornano a offrire rendimenti interessanti e i loro prezzi beneficeranno dalla debolezza economica, dal calo dell’inflazione e dai prossimi tagli dei tassi. In concomitanza con la stabilizzazione dell’economia e la neutralità dei tassi d’interesse, anche i mercati azionari torneranno ad avere un andamento più positivo e quindi vi sono buone probabilità che i portafogli diversificati tornino a registrare buone performance nel 2024 e oltre.

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I nostri mercati azionari preferiti sono attualmente quelli dei paesi industrializzati. Diversi fattori indicano che le azioni statunitensi saranno alimentate dai loro vantaggi strutturali anche nel 2024. L’andamento demografico, che determina l’offerta di manodopera, è molto migliore negli Stati Uniti rispetto a società che invecchiano più rapidamente, come il Giappone o l’Europa. Inoltre, la produttività del lavoro è molto elevata negli Stati Uniti e potrebbe aumentare ulteriormente in futuro grazie al crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale. Le basi per anni di crescita degli stipendi superiori alla media rimangono quindi intatte e spiegano in gran parte anche il premio di valutazione. Data questa solida base, riteniamo che la lieve recessione che prevediamo negli Stati Uniti avrà un impatto un po’ maggiore su altri mercati azionari la cui struttura settoriale li rende più sensibili ai fattori economici.

Non è ancora il momento per una rotazione negli stili di investimento. Se confrontiamo l’andamento del 2023 con quello del 2022, è evidente l’inversione di tendenza per la maggior parte degli stili di investimento. I perdenti dell’anno precedente sono stati vincitori nel 2023, mentre i vincitori sono stati perdenti. L’unico stile da noi seguito che ha sovraperformato l’indice mondiale in entrambi gli anni è stato quello delle large cap. Questo dato è degno di nota perché i pesi massimi del settore informatico e delle comunicazioni avevano perso molto terreno nel 2022. In media, però, le azioni di questa categoria rappresentano un investimento meno rischioso, un fattore importante soprattutto in tempi di incertezza. Pertanto, possono essere annoverate tra i vincitori anche nel 2024. Dopo le lievi recessioni previste negli Stati Uniti e nell’Eurozona, prevediamo una ripresa solo debole. La politica monetaria globale sarà probabilmente meno restrittiva, ma i costi di rifinanziamento rimarranno più elevati rispetto alla media degli anni passati. Né l’una né l’altra cosa segnalano una corsa dinamica al recupero da parte delle small cap. Per quanto riguarda le coppie di stili value e growth o difensivo e ciclico, riteniamo che il clima tenda ancora a favorire il secondo fattore in ciascuna coppia. Le loro valutazioni sono però attualmente elevate e quindi ci si può aspettare un intervallo di oscillazione più ampio.

Gli investitori in obbligazioni governative guarderanno probabilmente con serenità al 2024. I titoli di Stato stanno tornando ad avere rendimenti positivi e i loro prezzi dovrebbero continuare a beneficiare anche nel 2024 della debolezza economica, del calo dell’inflazione e della riduzione dei tassi. Vediamo il maggior potenziale per un calo dei rendimenti nelle regioni valutarie in cui i tassi d’interesse sono ben al di sopra del valore neutro e i rendimenti reali sono sproporzionatamente positivi. In questo contesto, sono particolarmente evidenti gli elevati tassi d’interesse reali degli Stati Uniti, che sosterranno i titoli di Stato americani. Data l’attuale riduzione dei bilanci delle banche centrali e l’elevata attività di emissione (ad esempio a causa del deficit fiscale statunitense), per il 2024 prevediamo comunque un calo dei rendimenti più contenuto rispetto al passato e una curva dei rendimenti più ripida.

Usa, scommettere su un atterraggio morbido è prematuro

Sugli Stati Uniti prevediamo una breve recessione ciclica nella prima metà del 2024, anche se i mercati finanziari stanno accarezzando l’idea di un atterraggio morbido. L’inflazione core si avvicinerà all’obiettivo del 2% a metà anno. Ciò permetterà alla Fed di mitigare l’indebolimento economico tagliando i tassi di interesse. Prevediamo una riduzione dei tassi di interesse di 25 punti base ad ogni riunione della Fed a partire da marzo 2024, per un totale di 175 punti base nell’arco dell’intero anno. In questo modo si evita un eccessivo aumento dei tassi di interesse reali e l’impatto sull’economia reale. Le elezioni presidenziali di novembre sono un’altra fonte di incertezza. La debolezza dell’economia influenzerà l’esito delle elezioni e potrebbe portare a una discontinuità politica con, in caso di elezione di Donald Trump, una svolta nella politica interna e una politica estera non ortodossa. Ciò non rafforzerebbe la stabilità economica né negli Stati Uniti né nel mondo.

Cina, pressione prolungata sul mercato immobiliare

Ancora una volta la Cina si trova ad affrontare un anno difficile. Nonostante il trend negativo da oltre due anni, le prospettive per il mercato immobiliare restano fosche. Il governo ha attuato diverse misure per sostenere i costruttori immobiliari colpiti e stimolare la domanda. Tuttavia, i potenziali acquirenti continuano a trattenersi per paura che gli appartamenti che hanno già pagato non siano completati. Le vendite di immobili continuano quindi a calare bruscamente, mettendo sotto pressione gli sviluppatori. Non si intravede una soluzione rapida a questo dilemma. Pertanto, Pechino dovrà probabilmente continuare a sostenere il mercato con misure mirate. Per il 2024 prevediamo per la Cina solo una crescita del 4,9% che, a parte gli anni della pandemia, è il valore più basso da quando è stato ufficialmente registrato.

Mercati emergenti, prospettive di crescita soddisfacenti

Nonostante i livelli dei tassi di interesse siano stati estremamente restrittivi, la crescita dei mercati emergenti ha retto molto bene nel 2023 e di recente ha addirittura riaccelerato. In molti paesi i tassi di crescita erano ancora inferiori al potenziale nel terzo trimestre, ma l’accelerazione è stata ampia. Le economie emergenti dovrebbero continuare a guadagnare slancio nel prossimo anno. Gli stimoli verranno soprattutto dall’allentamento della politica monetaria. Il ciclo di riduzione dei tassi di interesse dovrebbe avere una notevole ampiezza, raggiungere il picco a metà anno e durare per diversi trimestri, dato l’attuale livello elevato dei tassi di interesse. Anche se in alcuni paesi l’inflazione resterà al di sopra degli obiettivi delle banche centrali e rimarrà complessivamente elevata, la tendenza disinflazionistica continuerà. Un elemento di attenzione riguarda l’avvicinarsi di elezioni parlamentari e presidenziali. Se da un lato le votazioni offrono certamente opportunità per le singole economie, come in Indonesia o in India, dall’altro sono foriere di rischi geopolitici, come nel caso di Taiwan o della Russia.