UNCEM: 15 proposte e necessità per mettere in sicurezza territori e comunità

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L’impegno di Ursula von der Leyen oggi in Romagna conferma un impegno forte dell’Unione Europea contro il dissesto, che riguarda più di altri Paesi proprio l’Italia. In questa giornata, con dichiarazioni e impegni importanti, Marco Bussone, Presidente UNCEM, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani,
ripropone la lettura del dossier sul dissesto idrogeologico.

Non è solo il consumo di suolo a mettere in crisi i versanti. L’abbandono del suolo, l’aumento del bosco, la riduzione delle superfici agricole sono emergenze del Paese che richiedono Politica attenta e presenza delle comunità Prevenire il dissesto significa avere comunità che danno pieno valore e protezione ai territori.

SERVE UN’AZIONE VERA. Le recenti calamità naturali, le alluvioni e il dissesto idrogeologico si originano da un combinato disposto complesso che ha nei cambiamenti climatici e abbandono dei territori le cause primarie di quanto avvenuto – e purtroppo rischia di succedere nuovamente. Un binomio sul quale occorre una riflessione politica e istituzionale, sulla quale montare investimenti e processi duraturi di intervento.

La pianificazione territoriale è necessaria per rendere i territori “più resilienti”. Occorrono specifici studi sulle aste fluviali, nelle sezioni montane, che molti Enti territoriali (Comunità montane e Unioni montane) hanno avviato d’intesa con ingegneri idraulici, geologi, dottori forestali. Negli alvei sono cresciute porzioni di foresta che devono poter essere eliminate. Sulla rimozione di materiali e detriti dagli alvei occorrono chiarimenti. Si ricorda che il legno, i tronchi e le radici possono essere portati via da chiunque voglia. Inoltre, i Piani di Protezione civile dei Comuni – fatti insieme, a livello di ambito territoriale, dunque di valle, di asta fluviale – devono essere accessibili dalla popolazione, non invece dei documenti chiusi in un cassetto.

La prevenzione del dissesto ha un asse fondamentale nell’attuazione della Strategia forestale nazionale. Era previsto 1 miliardo di euro nel PNRR per realizzare la SFN, poi eliminato, gravemente. Abbiamo in Italia 11 milioni di ettari di boschi, un terzo della superficie complessiva del Paese. Il dissesto si origina anche da foreste non gestite, non pianificate, e che non drenano più. Versanti troppo carichi, foreste non certificate, boschi d’invasione. E ancora, proprietà troppo piccole, parcellizzazione dei fondi che poi sono abbandonati. Facciamo insieme con il Governo e il Parlamento una seria analisi su questo fronte. Che è dovuto all’abbandono, allo spopolamento della montagna.

Troppe risorse sono ferme, non spese. Il PNRR ha solo 2,5 miliardi di euro previsti per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Ne servono molti di più. Almeno 10 miliardi di euro. Che si sommino alle risorse finora non spese, accantonate in diverse leggi di bilancio. Occorre arrivare a investire 10 miliardi in 10 anni, per 100 miliardi di euro complessivi, per riduzione del rischio, prevenzione del dissesto. Il PNRR non ha aggiunto di fatto risorse, procedendo invece con un cambio di matrice e di cespite: le risorse stanziate in leggi di bilancio ai Comuni sono state spostate sul PNRR per un artificio contabile. Intervenire per accelerare la spesa è urgente.

La superficie sottoposta a pericolosità elevata per dissesto idrogeologico è molto diffusa in montagna dove investe 20 mila kmq. Gli abitanti che vivono in Comuni con rischio elevato sono 6,7 milioni, e il 58% di questi si trova in montagna. Ripartire da qui, con interventi specifici contro l’abbandono, sbloccando risorse ferme per interventi di tutela e supportando imprese agricole e residenzialità, con opportuni servizi, è una grande esigenza del Paese.

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