Azionario: economia USA e risultati societari sostengono il sentiment positivo
I mercati azionari europei hanno cominciato il nuovo anno ancora in rialzo, spinti dal buon andamento dei consumi americani e dall’annuncio di risultati leggermente migliori delle attese, soprattutto per le aziende più grandi. Proprio la forza dell’economia USA potrebbe ritardare i primi tagli dei tassi da parte della Fed (che i mercati continuano ad aspettarsi già a marzo). Molto dipenderà dalla crescita dei salari. Nelle prossime settimane potrebbe prevalere più cautela.
Il nuovo anno è cominciato bene, con i mercati azionari europei ancora in rialzo, sulla scia del rally di fine 2023. La buona performance è stata sostenuta dal dato sui consumi americani e dall’annuncio di risultati leggermente migliori delle attese, soprattutto per le aziende più grandi. Nonostante la situazione in Medio Oriente, che resta complicata, e le ritorsioni cinesi sulle importazioni di alcol dall’area euro, gli investitori hanno continuato a mostrare un sentiment positivo, acquistando sul mercato per il terzo mese consecutivo.
A livello macroeconomico non c’è stata nessuna novità significativa. La Banca centrale europea (Bce) ha mantenuto i tassi di riferimento ai livelli attuali e attenderà la pubblicazione dei dati (disponibili a fine aprile) sulla crescita dei salari per decidere eventualmente un taglio dei tassi di 25 bps. Ma con le banche centrali “data – dependent”, per il tanto auspicato taglio bisognerà attendere il dato sui salari che non sarà disponibile prima della fine di aprile. Con il rischio che la Bce debba posticipare ogni decisione al meeting di giugno.
La forza dell’economia USA potrebbe ritardare i tagli dei tassi della Fed
Nelle prossime settimane i mercati azionari potrebbero diventare più titubanti. La sorprendente forza dell’economia americana e la prima pubblicazione di risultati societari generalmente superiori alle attese sono chiaramente un fattore di sostegno del sentiment. Ma, al contrario, questa stessa forza potrebbe ritardare la data dei primi tagli dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed), e quindi esercitare una pressione al ribasso sui multipli di valutazione del mercato. In particolare, questo potrebbe valere per i titoli growth, che hanno registrato il maggior rimbalzo negli ultimi tre mesi.
I mercati scommettono da settimane su una riduzione dei tassi. Tuttavia, nella riunione di gennaio, il presidente della Fed Jerome Powell ha ridimensionato le aspettative del consensus di un taglio dei tassi d’interesse già a marzo, facendo capire che la banca centrale statunitense potrebbe essere molto meno espansiva di quanto ci si attende e fare meno tagli nel corso dell’anno. Secondo noi la politica della Fed sarà più prudente di quanto i mercati si attendono e la riduzione sarà di 75 punti base nel 2024 (il mercato invece sconta 125-150 punti base di tagli entro la fine dell’anno). Se i tagli dovessero arrivare più tardi delle aspettative dei mercati, il rischio di una delusione è reale.
Ancora penalizzati gli energetici, in calo anche le small cap
In Europa, il DJ Eurostoxx dividendi reinvestiti ha guadagnato l’1,94% nel corso del mese. Le migliori performance sono state messe a segno dai settori della tecnologia, dei servizi di comunicazione e finanza, mentre materie prime e utilities hanno chiuso in fondo alla classifica e in rosso.
A Piazza Affari il Ftse Italia All Share NT è cresciuto dell’1,64% a gennaio, trainato soprattutto dai titoli finanziari e da Ferrari, che ha beneficiato dei buoni dati di LVMH. Al contrario, i titoli dell’energia e le utilities hanno archiviato il mese con performance negative, penalizzati dalla debolezza dei prezzi del petrolio e dell’elettricità.
Quanto alle small e mid cap, dopo un rimbalzo di oltre il 18%, l’indice Star è sceso dello 0,89%, restiamo tuttavia positivi sull’andamento di questi titoli nel corso dell’anno, in quanto la fine del ciclo di rialzi per queste società significa avere visibilità sui costi di rifinanziamento.