COP28, ESG sovrani: adattamento e transizione

Hervé CHATOT, Portfolio Manager and Specialist in ESG Sovereigns - La Française AM -

La COP28, il tanto atteso evento di fine anno, si è conclusa. Nell’ambito della nostra gestione climatica low-carbon degli emittenti sovrani, ci è sembrato interessante condurre una prima valutazione degli impegni assunti per verificare se questi possano modificare o meno le nostre analisi sulle politiche climatiche degli Stati.

Il nostro approccio all’analisi del rischio climatico dei governi si basa su due aspetti principali: Adattamento e Transizione. L’aspetto dell’adattamento misura la vulnerabilità climatica dei Paesi in relazione alla loro capacità di adattamento. L’aspetto della transizione misura la capacità dei Paesi di migrare da un’economia del carbonio a un’economia verde.

Esaminiamo quindi il contributo della COP28 su questi due punti. L’impatto potenziale degli impegni sul clima è sufficientemente ampio e ambizioso per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, o è ancora una volta solo un’aspirazione? Oltre al rinnovato impegno a limitare le emissioni a 1,5 °C, il testo del Global Stocktake chiede una “transizione dai combustibili fossili”. Tuttavia, questa menzione è principalmente simbolica e ancora lontana dall’essere precisa.

Per quanto riguarda il primo pilastro, l’Adattamento, i risultati sono molto deludenti. L’adattamento è stato trattato come una questione secondaria alla COP28, con discussioni insufficienti sui finanziamenti, progressi limitati e poca chiarezza sull’Obiettivo Globale sull’Adattamento (GGA). Il sostegno ai Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici è chiaramente inadeguato e sembra anomalo che i principali Paesi responsabili dei cambiamenti climatici non partecipino maggiormente alle gravi conseguenze che i Paesi più colpiti stanno affrontando.

Per quanto riguarda il secondo pilastro, la Transizione, ci sono stati sicuramente dei progressi positivi in termini di decarbonizzazione del settore energetico, ma la vera domanda è se gli impegni presi accelereranno realmente la riduzione delle emissioni globali di gas serra per tornare a una traiettoria compatibile con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi entro il 2030 e il 2050. L’impegno principale prevede di triplicare la capacità di energia rinnovabile e di raddoppiare il tasso annuale di efficienza energetica globale entro il 2030. Secondo il Climate Action Tracker (CAT), se pienamente attuate, queste misure ridurrebbero solo di un terzo il divario (emissions gap) tra i livelli di emissioni risultanti dalle attuali politiche climatiche e i livelli di emissione di uno scenario di 1,5°C. Inoltre, ci sono molti elementi che si sovrappongono: circa un quarto delle riduzioni totali delle emissioni ottenibili se tutte le misure fossero adottate, sono già incluse negli attuali NDC (Nationally Determined Contributions).