Fed, BCE e BoE; chi taglierà i tassi per prima e perché

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Nonostante i diversi contesti economici, è probabile che le banche centrali di Stati Uniti, Europa e Regno Unito taglino i tassi a pochi mesi di distanza l’una dall’altra.

A nostro avviso, il contesto inflazionistico attuale e le sue conseguenze rendono improbabile un primo taglio dei tassi negli Stati Uniti a marzo. Tuttavia, riteniamo che gli USA saranno probabilmente i primi a tagliare i tassi grazie alla loro economia più forte rispetto a quelle di Europa e Regno Unito.

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Le previsioni di un primo taglio dei tassi a marzo da parte della Fed si basano sull’analisi dell’indice dei prezzi della spesa per consumi personali (PCE), l’indicatore preferito dalla Federal Reserve per valutare l’inflazione. Il dato semestrale annualizzato è sceso all’1,9% a dicembre, in linea con l’obiettivo di inflazione del 2%, contribuendo a rafforzare l’idea che la battaglia contro l’inflazione sia stata vinta e che i tagli dei tassi dovrebbero avvenire a breve. Le previsioni complete erano di tagli preventivi a marzo, aprile e maggio, in vista delle elezioni americane.

Tuttavia, analizzando i dati nel loro complesso emergono alcune criticità di questa analisi. Sebbene la tendenza a lungo termine sia quella di un rallentamento dell’economia statunitense, i dati mensili mostrano una sorprendente capacità di recupero. Le richieste di disoccupazione di gennaio hanno registrato la lettura più bassa dal settembre 2022 e le vendite al dettaglio hanno battuto le aspettative di dicembre, invece di diminuire come ci si sarebbe aspettato da un’economia in fase di rallentamento. La tenuta soddisfacente del mercato del lavoro fa sì che i consumi rimangano solidi.

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Poiché l’occupazione e l’inflazione sono indicatori retrospettivi, ci aspetteremmo di vedere questa solidità iniziare a deteriorarsi nei prossimi mesi. Ma con i dati attuali e il PIL ancora intorno al 2%, è improbabile che gli Stati Uniti procedano con un primo taglio prima dell’inizio dell’estate.

Questo ci lascia in uno scenario inaspettato in cui, nonostante gli Stati Uniti siano l’economia più forte, sembra probabile che i primi tagli dei tassi di Fed, Banca Centrale Europea (BCE) e Banca d’Inghilterra (BoE) si verificheranno a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro.

La complessità è dovuta al fatto che sono diversi i motivi che spingono ogni banca centrale a tagliare i tassi. Il rischio di recessione è reale in Europa e nel Regno Unito, il che limita il principio dei tassi “più alti più a lungo”, mentre gli Stati Uniti affrontano il potenziale rischio di superare l’obiettivo di inflazione al ribasso e/o di creare un ambiente recessivo mantenendo i tassi troppo alti per troppo tempo. Una sfumatura, ma importante.

Tra le tre economie, oggi l’inflazione è più alta nel Regno Unito, ma sta scendendo e si prevede che questa tendenza continui fino all’estate, grazie al calo dei prezzi dell’energia. L’inflazione dei prodotti alimentari si è già ridotta in modo significativo, quindi con i tagli all’energia aggiunti al mix, probabilmente vedremo l’inflazione scendere nell’intervallo del 3% quando arriveremo all’estate, e questo dovrebbe bastare alla BoE per iniziare a tagliare i tassi.

Guardando alle aspettative del mercato, la probabilità di un primo taglio a marzo negli USA è scesa a circa il 50% da quasi l’85% della fine del 2023, alimentata dai dati e dalla retorica di tutte e tre le banche centrali che ha mitigato le aspettative sulla velocità dei tagli: tutte, infatti, sono state chiare nel comunicare che taglieranno, ma nessuna ha fretta di farlo.

Pertanto, a nostro avviso il PCE non è un fattore indipendente abbastanza forte da innescare tagli anticipati in un contesto caratterizzato da dati statunitensi solidi e messaggi costanti della Fed. Riteniamo che i primi a tagliare i tassi saranno gli Stati Uniti all’inizio dell’estate, seguiti dalla BCE a breve distanza e infine dalla BoE. Anche se BCE e BoE hanno come unico parametro l’inflazione, mentre la Fed guarda sia alla stabilità dei prezzi che alla massima occupazione, riteniamo che i tagli estivi arriveranno anche se l’inflazione non scenderà al 2%, poiché gli effetti negativi di una stretta troppo prolungata iniziano a farsi sentire.