“Life after cash”, dove investire in un quadro confuso per inflazione e tassi

Alex Funk, Chief Investment Officer, Schroder Investment Solutions e Tara Jameson, Fund Manager, Multi-Asset Investments, Schroders -

Da oltre un anno abbiamo intrapreso un lungo e aggressivo percorso di rialzo dei tassi di interesse. Negli Stati Uniti, l’inflazione, che ha raggiunto un picco del 9% nella seconda metà del 2022, è ora intorno al 3%.

Di conseguenza, le banche centrali non hanno più bisogno di mantenere i tassi di interesse così alti: quando l’inflazione inizia a scendere, se si mantiene il tasso di policy invariato, in realtà si attua una politica più restrittiva, dato che i tassi di interesse reali salgono.

La convinzione che i tassi d’interesse scenderanno quest’anno ha reso gli asset come la liquidità e le obbligazioni meno attraenti per gli investitori e ha portato alcuni mercati azionari ai massimi storici. Ma i dati recenti hanno dimostrato che non tutto nell’economia sta filando liscio e hanno messo in agitazione i mercati.

La lotta contro l’inflazione non è ancora finita

Nelle ultime due settimane sono stati pubblicati alcuni dati sull’inflazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che non sono stati in linea con le aspettative. Ciò cambia le carte in tavola? In realtà un solo dato, in un trend più ampio, non cambia necessariamente il gioco. Tuttavia, i dati sono stati degni di nota e hanno rafforzato alcune delle preoccupazioni che avevamo sull’inflazione.

Abbiamo sempre sostenuto che, nel percorso dell’inflazione, il passaggio dal 9% al 3% circa sarebbe stata la parte più facile. Ora stiamo passando dal 3% al target del 2%: il percorso non sarà lineare, come stanno dimostrando i dati, anche se ci troviamo sulla strada giusta.

Nonostante ciò, i mercati sono stati volatili dopo ogni pubblicazione di dati. Forse comprensibilmente, gli investitori hanno reagito ai segnali di un’inflazione che potrebbe rimanere ostinatamente più alta. Dopo tutto, è passato un po’ di tempo da quando è stato detto loro che l’inflazione sarebbe stata transitoria. Tuttavia, guardando avanti, ci aspettiamo una volatilità ancora maggiore, anche a causa delle 3D – demografia, deglobalizzazione e decarbonizzazione – ovvero le tre grandi forze strutturali che a nostro avviso creeranno maggiori pressioni inflazionistiche in futuro.

Ciò non significa che alla fine l’inflazione sarà necessariamente più alta, ma che ci saranno dei cicli. Le banche centrali hanno un lavoro molto difficile da svolgere in questo momento. Per molto tempo, hanno dovuto agire con l’obiettivo di ridurre l’inflazione, e su questo fronte c’è ancora un po’ di strada da fare. Al momento, sembra che i mercati ritengano che le banche centrali saranno in grado di garantire un atterraggio morbido, ma ovviamente questi risultati possono essere binari e c’è sempre il rischio di un atterraggio duro.

Dove investire se la Fed inizia a tagliare i tassi?

A questo quadro già complesso, si aggiunge la prospettiva di un possibile taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. Il mercato prevede quasi l’82% di possibilità di un taglio di un quarto di punto entro giugno. Le tempistiche potrebbe cambiare, ma cosa succederà quando la Fed inizierà a tagliare? Secondo una nostra ricerca, in media, dal momento in cui la Fed inizia a ridurre i tassi, le azioni storicamente sovraperformano di circa l’11% rispetto all’inflazione.

I dati dimostrano che le azioni hanno battuto su base storica non solo l’inflazione, ma anche la liquidità, di circa il 9% in media. Si tratta di una media, quindi da considerare con una certa cautela, ma se la Fed riuscirà a garantire un atterraggio morbido con questo ciclo di tagli, i mercati azionari potranno comportarsi abbastanza bene.

Per battere l’inflazione bisogna puntare sull’azionario, ma non solo

Le azioni sono un ottimo asset da detenere a lungo termine, se si vuole battere l’inflazione. Tuttavia, questo non significa che si debba sempre puntare sulle azioni. È sicuramente consigliabile detenere un mix diversificato di più asset class, perché apportano elementi distinti. Uno degli aspetti positivi dell’aumento dei tassi è che ora si possono ottenere buoni rendimenti dal reddito fisso, che in passato aveva solo un ruolo di diversificatore, con rendimenti vicini allo zero.

Inoltre, anche quando si considera l’azionario, è necessaria una certa selettività. Ad esempio, è chiaro che le magnifiche sette sono davvero magnifiche: praticamente nessun debito in bilancio, forti flussi di cassa, un’elevata solidità in termini di prodotti e servizi. E non dimentichiamo i benefici derivanti dall’investimento nell’IA. Tuttavia, bisogna riconoscere che ci sono altre parti del mercato che potrebbero trarre vantaggio da questa situazione. Riteniamo quindi che non solo tra le varie asset class, ma anche all’interno di esse, sia necessario considerare l’importanza della diversificazione.

Con i tassi che sembrano aver raggiunto il loro picco, molti si chiedono se la liquidità sia ormai finita come scelta di investimento. Noi pensiamo di no, anche se riteniamo il reddito fisso più interessante. Una grande differenza tra i titoli di Stato e la liquidità è che i titoli di Stato hanno il potenziale per avere una correlazione negativa con le azioni in uno scenario profondamente “risk off”. In passato, quindi, ci sono stati momenti in cui le azioni sono scese e le obbligazioni hanno generato un rendimento positivo nel portafoglio. La liquidità non può fare altrettanto.