Cibo e geopolitica. L’etichettatura si complica

-

Fonte www.euractiv.com — 

Il Sahara occidentale

Tutto nasce dal fatto che il territorio del Sahara occidentale è conteso tra il Marocco (ne fanno parte 3 delle 12 regioni del Paese) e il Fronte Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y o de Oro). Quest ultimo ne ha dichiarato l’indipendenza proclamando la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi

Nel 2020, il sindacato degli agricoltori francesi Confederation Paysanne ha avviato un caso dinanzi al Consiglio di Stato francese, il più alto tribunale amministrativo del Paese. Perché? Frutta e verdura e altri prodotti alimentari provenienti del Sahara occidentale, cioè dal territorio contestato, dovrebbero essere etichettati come tali e non come originari del Marocco. Proprio questo infatti è anche il parere emesso giovedì  da Tamara Ćapeta, avvocato generale presso la Corte Suprema dell’UE.

Secondo il suo parere, le norme doganali dell’UE richiedono che “Sahara occidentale” sia indicato come paese di origine dei meloni e dei pomodori coltivati e raccolti nella regione, poiché qualsiasi altra etichetta “fuorvierebbe i consumatori dell’UE nelle loro decisioni di acquisto”. Secondo la giurisprudenza dell’UE, il territorio del Sahara Occidentale, annesso al Marocco nel 1975, è un “territorio distinto e separato” dal regno. Sebbene il verdetto finale rimanga in sospeso, si prevede che la posizione di Ćapeta avrà una grande influenza sulla decisione della Corte.

Il legame tra cibo e geopolitica – spesso materializzato attraverso i flussi commerciali – è innegabile, e questo caso è solo un esempio di motivazioni politiche nascoste dietro un’etichetta.

Il caso di Israele

Nel 2019, la Corte Suprema dell’UE ha stabilito che i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati non possono essere etichettati “Made in Israel”, in linea con le esplicite norme di etichettatura emanate dalla Commissione Europea nel 2015 per tali prodotti.

Hugh Lovatt, membro senior del Consiglio europeo per le relazioni estere (ECFR), ha dichiarato a Euractiv che l’attuazione nei paesi dell’UE è rimasta “irregolare”, con Belgio, Paesi Bassi e Francia che hanno mostrato maggiore diligenza rispetto ad altri come l’Ungheria, che a volte ha si opposero attivamente a tali misure. Per quanto riguarda i prodotti del Sahara occidentale, la Commissione ha ripetutamente evitato di chiarire le norme in materia di etichettatura, consapevole delle implicazioni scoraggianti che ciò potrebbe avere sulle sue relazioni con il Marocco, il più stretto alleato dell’UE in Nord Africa,

Nel 2019, l’eurodeputata Heidi Hautala (Verdi/ALE) ha scritto alla Commissione per informarsi sull’etichettatura dei prodotti importati dal Sahara occidentale, dato che il diritto dell’UE ritiene che il Marocco non abbia alcuna sovranità sul territorio.

La risposta della Commissione, data dal capo dell’agricoltura dell’UE Janusz Wojciechowski nel 2020, ha affermato chiaramente che tutti i prodotti importati devono essere conformi ai requisiti del paese di origine, che in questi casi “deve essere il ‘Sahara occidentale’”. Ma il testo, di cui l’eurodeputato Hautala conserva una copia, è stato poi misteriosamente rimosso e sostituito con una risposta vaga che omette qualsiasi riferimento al territorio conteso.

La risposta finale afferma soltanto che il Marocco è responsabile di garantire che frutta e verdura rispettino gli standard di commercializzazione dell’UE. La Commissione europea ha rifiutato di commentare fino a quando la Corte non emetterà una sentenza definitiva.

Altri esempi

In altri due pareri emessi giovedì, Ćapeta ha concluso che l’accordo di pesca tra l’UE e il Marocco dovrebbe essere annullato poiché non considera il territorio conteso del Sahara occidentale e le sue acque distinti dal regno nordafricano.

L’UE accetta di rinnovare i vantaggi commerciali dell’Ucraina, ma l’accordo è ancora nel limbo. Mercoledì il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE hanno raggiunto un accordo provvisorio per rinnovare le misure di liberalizzazione commerciale con l’Ucraina fino a giugno 2025, con un “freno di emergenza” in caso di importazioni eccessive di alimenti chiave. Ma, mentre la commissione per il commercio del Parlamento l’ha approvata, gli ambasciatori dell’UE hanno rinviato la loro decisione finale.

Gli eurodeputati agricoli dell’UE votano per esentare le “vecchie varietà” dalle norme sulla commercializzazione delle sementi. Martedì (19 marzo) la commissione Agricoltura del Parlamento europeo (AGRI) ha votato per allentare le norme sulla commercializzazione di sementi e materiale riproduttivo vegetale a fini di conservazione e scambi informali tra agricoltori.

Lo stesso giorno, la commissione AGRI ha chiesto un maggiore sostegno alla macellazione degli animali nelle aziende agricole. I deputati hanno sostenuto la proposta della Commissione di dare agli allevatori una maggiore flessibilità per macellare gli animali nella fattoria e quindi ridurre la necessità di trasporto degli animali, ma hanno chiesto maggiore assistenza.

Gli attivisti intraprendono un’azione legale contro la Commissione europea per le gabbie per animali. L’esecutivo dell’UE affronterà la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) dopo che un’iniziativa guidata dai cittadini, “End the Cage Age”, ha presentato un caso per la sua presunta incapacità di mantenere la promessa di lavorare per eliminare gradualmente le gabbie in agricoltura.

Il settore della pesca dell’UE è sempre più dipendente dalle importazioni, avverte uno studio. Secondo uno studio discusso mercoledì dagli eurodeputati nella commissione per la pesca del Parlamento europeo (PECH), il settore della pesca dell’UE soffre di una mancanza di competitività e di una concorrenza sleale da parte di paesi terzi.