Lo Stretto di Hormuz, crocevia di eserciti e petrolio

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Lo Stretto di Hormuz è tra le vie di navigazione più importanti del mondo, un braccio di mare lungo 60 km e largo 30, situato tra Iran e Oman, che oggi è il centro nevralgico delle esportazioni di idrocarburi via mare da parte dei Paesi arabi del Golfo e dell’Iran. Si stima che circa il 20% del greggio a livello mondiale passi attraverso questo tratto di mare. Vi passano quasi 21 milioni di barili al giorno. La sua importanza è testimoniata dai numerosi attriti e conflitti che ne hanno caratterizzato la storia. Per esempio, nel 1984 si combattè la “guerra delle petroliere”, che iniziò quando gli iracheni attaccarono i terminali petroliferi e altre infrastrutture iraniane nel nord del Golfo Persico e l’Iran rispose attaccando le petroliere che trasportavano petrolio iracheno.

Ancora oggi si vede spesso la Marina militare iraniana requisire le navi che transitano nello Stretto, specie petroliere, tanto che Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita hanno provato ad invidiare perfino rotte alternative, costruendo oleodotti per portare il greggio verso l’Oman, in modo da tagliare fuori lo Stretto, ma al momento però la capacità di queste rotte alternative non è tale da assorbire tutte le esportazioni di greggio dei paesi produttori.

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L’importanza di questo stretto, comunque, risale a molti secoli fa, prima che il petrolio fosse una risorsa così preziosa e fondamentale per l’economia. Tutto ebbe inizio con una città sulla costa meridionale della Persia, denominata per l’appunto Hormuz, che nel 1300 con l’arrivo delle orde turco-mongole rimase completamente disabitata. Infatti per evitare la violenza dei nuovi invasori i cittadini e il loro sovrano si spostarono sulla vicina isola, che prese il nome della vecchia città di terraferma.

L’isola, praticamente priva di risorse si specializzò nel commercio diventando una tappa fondamentale per il passaggio delle merci indiane verso Occidente. Questo crocevia cominciò ad attirare mercanti da tutta l’Asia, ma anche dall’Europa. Nel 1505 infatti attirò l’attenzione del Portogallo, deciso più che mai a conquistare un porto che gli potesse assicurare una solida difesa dei propri commerci con l’India. I portoghesi quindi inviarono Alfonso de Albuquerque, già comandante della Armada da Índia, che nel 1507 conquistò l’isola trasformandola in uno dei più solidi e fortificati domini lusitani d’Oriente. Hormuz rimase in mano europea per ben 115 anni, resistendo anche all’assedio del leggendario ammiraglio e pirata ottomano Piri Reis. L’isola però cominciò a perdere importanza nel ‘600, preferendo i mercanti e i governanti dell’area puntare sulle città della terraferma, più facili da difendere e gestire.

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Oggi l’isola fa parte della Repubblica Islamica dell’Iran ed è usata dalla Marina Iraniana per controllare e far pressioni sul traffico marittimo dello Stretto.