Prezzi dell’energia da brivido

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Sulla scia dei massimi toccati dai prezzi dell’energia, esaminiamo le ripercussioni di questi forti rialzi per gli investitori obbligazionari.

Fondamentali

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Negli ultimi mesi i prezzi del gas sono saliti alle stelle, toccando massimi storici e facendo lievitare i prezzi di altri prodotti energetici. Questo ha innescato il timore di una scarsità delle forniture che ha fatto impennare la domanda e spostare i consumi di combustibili dal gas al petrolio. Quando, nella seconda metà di settembre, i prezzi dell’energia hanno cominciato a salire, ci aspettavamo che l’OPEC+ (l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e relativi partner) sarebbe stata incline a sostenere il mercato e a utilizzare la capacità inutilizzata per aumentare l’offerta e soddisfare l’incremento della domanda impedendo, in tal modo, potenziali e consistenti rincari. Tuttavia, nella riunione tenutasi a inizio settimana, il gruppo non ha modificato i propri piani nonostante le condizioni della domanda fossero mutate. Anche se la decisione avrà conseguenze nel medio termine, e potrebbe essere controproducente, è evidente che nell’immediato l’impatto è diverso da quello che il mercato aveva precedentemente anticipato. Con la fine dell’anno ormai alle porte, un’ondata di freddo in Europa potrebbe accentuare i timori di rincari del gas naturale visto che – importando grandi quantità di energia – la regione si trova in una posizione vulnerabile. Gli attuali prezzi di mercato hanno eroso il forte surplus delle partite correnti dell’Eurozona che dipende dalle importazioni di energia, soprattutto dalla Russia. Questo potrebbe avere ripercussioni in futuro in quanto crediamo che le previsioni sugli utili societari in Europa siano eccessivamente ottimistiche, soprattutto rispetto alle aziende statunitensi. Un aumento sostenuto dei prezzi del gas naturale – che si aggiungerebbe a una catena di fornitura già in difficoltà – potrebbe aumentare le pressioni sui costi degli input per le imprese europee, riducendo i margini di utile nei risultati finanziari di questo trimestre.

Valutazioni quantitative

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L’aumento apparentemente esponenziale dei corsi del gas naturale in Europa ha richiesto costanti rettifiche di prezzo per gli investitori che scommettono sul mercato del gas naturale. Nel corso di quest’anno abbiamo visto questo prodotto rincarare di quasi il 450%, da EUR 19 a EUR 104 per megawattora (MWh). A fronte di simili prezzi per il gas naturale, e con il petrolio Brent ai massimi triennali, diventa economico per gli Stati Uniti aumentare la produzione. Permangono, tuttavia, timori sulla sostenibilità dei recenti rincari. Il 2021 volge ormai al termine e difficilmente la produzione statunitense potrà aumentare significativamente quest’anno. Se i prezzi continuano a mantenersi su livelli elevati è probabile che la maggiore offerta si materializzi nel 2022.

Fattori tecnici

Alla luce dei drastici rialzi dei prezzi osservati di recente, ci si aspetterebbe al momento un posizionamento lungo del mercato sul petrolio Brent. Tuttavia, i nostri indicatori proprietari suggeriscono che, nelle ultime settimane, gli operatori di mercato non hanno creduto veramente nella possibilità di un ulteriore apprezzamento o deprezzamento. Pertanto, è estremamente importante osservare con attenzione come si modifica il posizionamento di mercato in quanto questo potrebbe segnalare se le valutazioni proseguiranno il loro corso o subiranno una correzione. Inoltre, data la correlazione dei mercati dell’energia con altri mercati, sussiste il rischio di un deterioramento dei prezzi dell’energia all’indebolirsi di altre classi di attivi. Attualmente, i mercati dell’energia vivono una fase di rialzo malgrado il rallentamento dei listini azionari. Tuttavia, una contrazione nei mercati degli attivi di rischio potrebbe essere seguita a ruota da una correzione dei prezzi energetici.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

I maggiori prezzi dell’energia si ripercuotono sull’inflazione e questo, indirettamente, potrebbe far salire i rendimenti. Ciò sembrerebbe indicare che, nell’attuale contesto, la scelta migliore sarebbe posizionare i portafogli per una duration breve. Inoltre, l’impennata dei prezzi dell’energia espone un’Europa fortemente dipendente dalle importazioni a un rischio elevato e avvantaggia, contestualmente, i Paesi esportatori. Con i tassi d’inflazione di breakeven a 10 anni già sui livelli massimi post-2008 nel Regno Unito, ai massimi decennali in Germania e al livello più alto da maggio negli Stati Uniti, gli investitori dovrebbero tentare di capire quando il mercato smetterà di guardare ai rincari energetici come causa di forte inflazione per considerarli un freno alla crescita.