Gli investitori dovrebbero “comprare a prezzi stracciati” in questo periodo di crisi geopolitica?

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Dopo il rally dell’azionario globale dei paesi sviluppati del 6% circa rispetto ai minimi di inizio marzo, ha preso piede la comune prassi di “acquistare a prezzi stracciati”, soprattutto per quanto riguarda la strategia di investimento in presenza di eventi geopolitici. Ma noi ci guardiamo bene dal celebrare prematuramente la buona riuscita di una simile strategia. Se analizziamo una serie variegata di eventi geopolitici, risulta evidente che la performance degli asset può variare anche parecchio nell’anno successivo a uno di questi avvenimenti.

 

 

 

 

 

Sono molti i motivi per cui la performance può variare dopo un evento geopolitico. Innanzitutto vengono definiti geopolitici diversi tipi di eventi: imprevedibili attacchi terroristici, cambiamenti del regime politico, controversie locali sui territori, guerre globali, ecc. La maggior parte di queste crisi porta con sé conseguenze terribili sul fronte umanitario, ma per il resto sono molto differenti tra loro e si sviluppano nei contesti politici e macroeconomici più disparati.

Il nostro quadro di riferimento per stabilire l’asset allocation in caso di eventi geopolitici eterogenei tiene conto della possibile durata e dell’impatto dell’evento a livello regionale. In caso di eventi globali e di lunga durata vi sono maggiori probabilità di sconvolgimento delle dinamiche di domanda e offerta e, quindi, dell’andamento degli asset. Dalla nostra analisi risulta che molti eventi geopolitici sono localizzati e hanno vita breve. Alcuni hanno conseguenze globali o di lunga durata ma solo pochi presentano entrambe queste caratteristiche. La tabella che segue esemplifica la casistica.

Quadro di riferimento FTIS per l’analisi delle conseguenze di un evento geopolitico sugli asset

 

In quale caso rientra la guerra in Ucraina? Anche se al momento i combattimenti sono circoscritti all’Ucraina e ai confini con la Russia, il conflitto ha implicazioni a livello mondiale. Le sanzioni coordinate imposte dalle economie occidentali – Stati Uniti ed Europa – hanno amplificato le ripercussioni della guerra. Anche il rincaro delle commodity, che interessa vari settori, ha conseguenze di portata globale.

Sebbene non sia possibile prevederne la durata, la guerra è in atto da più tempo di quanto previsto da molti osservatori. E riteniamo vi siano diverse implicazioni a lungo termine che dureranno ben oltre la fine dei combattimenti. Questa guerra ha messo in luce la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia e ha accelerato la transizione del vecchio continente verso altri fornitori. Di conseguenza si sono moltiplicati gli investimenti in forme di energia alternative, soprattutto energie pulite. Sul piano geopolitico, il conflitto ha ulteriormente compattato i Paesi NATO e aumentato il divario fra la Russia e gli Alleati. Nel lungo periodo il riorientamento rispetto alla globalizzazione probabilmente accelererà. Ad esempio, nel caso delle scorte il mantra ricorrente “just in time” (appena in tempo) potrebbe trasformarsi in “just in case” (all’occorrenza).

Il contesto macroeconomico

Un’altra spiegazione della dispersione della performance è data dalle sostanziali modifiche del quadro macroeconomico in caso di eventi geopolitici di portata storica. Dalla nostra analisi emerge che anche il punto di partenza generale ha la sua importanza (un’importanza enorme), poiché gli sviluppi geopolitici spesso accelerano macro trend già in atto.

Si tratta di una considerazione di un certo rilievo in questo momento, dato che si prevede un rallentamento della crescita al livello tendenziale in un contesto inflazionistico difficile. La guerra nell’Europa orientale ha intensificato entrambe le tendenze. Le pressioni inflazionistiche sono in aumento non solo per effetto del rincaro dell’energia, ma anche perché Russia e Ucraina hanno un ruolo di spicco nelle filiere globali e la guerra in corso avrà conseguenze negative sulla produzione di generi alimentari, semiconduttori, auto e altri beni. L’inflazione più elevata intacca la fiducia dei consumatori di tutto il mondo e riduce il potere di acquisto reale. In ultima analisi tale situazione dovrebbe sostenere la decelerazione della crescita.

Come se non bastasse il mix sfavorevole di crescita e inflazione, le stime sulla politica monetaria ci sembrano sempre più incerte. Quasi tutte le grandi banche centrali (eccezion fatta per quelle di Cina e Giappone) dovrebbero inasprire i tassi di riferimento entro fine anno, in alcuni casi di parecchio. Le recenti dichiarazioni della Federal Reserve dipingono tuttora un assetto futuro più restrittivo.

Implicazioni per i portafogli multi asset

Il mese scorso la nostra analisi della performance degli asset dopo un evento geopolitico e il deterioramento del contesto macroeconomico ha indotto il team a contenere l’entusiasmo. Manteniamo le distanze dall’azionario europeo preferendo invece le azioni dell’America settentrionale, posizionata in modo più favorevole in termini di forniture energetiche e meno esposta alle conseguenze della guerra sul fronte degli scambi. Le piazze azionarie delle aree emergenti ci sembrano ancora vulnerabili, dato che subiscono gli effetti delle problematiche lungo le filiere e del rallentamento della crescita cinese.

In ambito fixed income, deteniamo una modesta esposizione alla duration delle obbligazioni governative dei Paesi avanzati. Analogamente, sul fronte del credito, preferiamo le asset class con duration inferiore, come i titoli high yield e i prestiti bancari. Riscontriamo un discreto valore nel debito emergente in valuta forte e investiamo preferibilmente nei titoli di Stato della Cina, la cui politica monetaria (accomodante) differisce da quella delle altre parti del mondo. L’incertezza circa la guerra in Ucraina e le sue conseguenze e il difficile contesto inflazionistico richiedono un’attenta valutazione in merito alla futura assunzione di rischio.

Per maggiori informazioni sul contesto economico che influenza i mercati in questo momento, sulle nostre view sulla diversificazione dei portafogli, sulle asset class alternative e sulla gestione attiva si rimanda all’ultimo Global Investment Outlook di Franklin Templeton Investment Solutions.