La Bank of England aumenta la pressione con un rialzo di 50 punti percentuali, ciclo economico e politico sempre più disallineati
La Banca d’Inghilterra deve fare i conti con un’inflazione ostinatamente persistente: i dati shock di mercoledì hanno mostrato che il dato generale sull’inflazione a maggio è rimasto fermo all’8,7%, mentre l’inflazione core ha registrato un’impennata, salendo al 7,1%, il valore più alto degli ultimi 30 anni. Alla luce di questi numeri, ieri la BoE non ha potuto che aumentare i tassi di 50 punti base, portando il tasso di finanziamento al 5,0%. La decisione è stata presa con un consenso abbastanza ampio con 7 membri del comitato (contro 2) che si sono trovati d’accordo su un rischio inflazione elevato. La lotta all’inflazione rimane un obiettivo fondamentale per la BoE, mentre i consumatori inglesi sono sotto pressione da un lato per la crisi causata dal carovita e dall’altro per l’aumento delle rate dei mutui causato dall’aumento dei tassi.
Il ciclo economico e quello politico non sono sincronizzati e potrebbe quindi rendersi necessaria una recessione per contenere l’inflazione. È chiaro che la situazione sarà politicamente insostenibile se l’inflazione continuerà a salire, per questo il primo ministro Sunak è intervenuto con una dichiarazione per ribadire il suo impegno a dimezzare l’inflazione quest’anno e a tornare all’obiettivo del 2%.
Il disallineamento tra ciclo economico e politica appare ancora più evidente, soprattutto perché la promessa di tagli fiscali pre-elettorali nel 2024 diventa più difficile da mantenere a questo punto per il governo, con un debito pubblico che ha superato il PIL per la prima volta dal marzo 1961. Reiterare l’impegno a rallentare l’inflazione per quest’anno e promettere allo stesso tempo crescita economica e riduzione del debito sarà decisamente arduo per il ministro delle finanze viste le sfide che il Regno Unito ha davanti a sé.