L’Istat conferma: Pil 2014 a meno 0,4%

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Il rapporto deficit/Pil è al 3%. Rivisto in aumento il rapporto debito/Pil

L’Istat ha confermato, con il suo report definitivo sul 2014, i dati macro economici relativi all’Italia e resi noti lo scorso marzo: il Pil ha registrato una flessione dello 0,4%, il rapporto deficit/Pil è risultato pari al 3%.

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Soltanto il rapporto debito/Pil è stato rivisto, dal 132,1% al 132,3%. Si tratta del livello massimo dal 1995 e sopra il 131,6% stimato dal governo. Rivisto in rialzo anche il debito del 2013 al 128,7% rispetto alla precedente stima di 128,5%.

Il Pil a prezzi di mercato l’anno scorso è ammontato a 1.613 miliardi di euro correnti, con una crescita dello 0,4% rispetto all’anno precedente, mentre in volume il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,4%. La caduta del Pil, spiega l’Istat, è stata accompagnata da un aumento del 2,9% del volume delle importazioni. Dal lato degli impieghi si è assistito a una marcata flessione degli investimenti fissi lordi (meno 3,5%), mentre sono aumentate le esportazioni di beni e servizi (più 3,1%) e, leggermente, i consumi finali (più 0,1%).

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Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle amministrazioni pubbliche) è stato positivo per 2.327 milioni di euro a fronte dei 1.169 milioni del 2013. Il miglioramento è da addebitare all’aumento delle entrate correnti di 7,4 miliardi di euro, superiore a quello delle uscite correnti, al lordo degli interessi, pari a 6,3 miliardi.

I redditi da lavoro dipendente sono cresciuti dello 0,9% l’anno scorso. In particolare, le retribuzioni lorde sono salite dell’1,1% (più 2,8% nel settore agricolo, più 2,4% nell’industria e più 1,1% nei servizi). In forte calo invece il settore delle costruzioni: meno 6,4%.

Nel 2014 le unità di lavoro sono aumentate dello 0,2% per effetto di un incremento dello 0,3% delle unità di lavoro dipendenti a fronte di una variazione nulla delle unità di lavoro indipendenti.

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2014 è cresciuto lievemente (più 0,1%), ma il relativo potere d’acquisto è diminuito dello 0,2% e la propensione al risparmio delle famiglie è calata all’8,7% dal 9,1% del 2013. Lo scorso anno la spesa per consumi finali è infatti cresciuta dello 0,7%, determinando un calo di 0,4 punti percentuali della propensione al risparmio (definita dal rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile) che è appunto scesa all’8,7%. L’investimento in abitazioni ha confermato la tendenza negativa (meno 2,9%).