Fondo Olinda: Intesa Sanpaolo propone un rimborso parziale

di Rosaria Barrile -
- Advertising -

I sottoscrittori che accettano l’offerta possono recuperare interamente il capitale investito nel 2004 ma rinunciando ai guadagni. L’alternativa è agire giudizialmente, ma solo dopo un tentativo di mediazione obbligatoria

Nelle prossime settimane potrebbero arrivare i primi risarcimenti per la vicenda del fondo immobiliare Olinda.

- Advertising -

A riceverli potrebbero essere i clienti di Intesa Sanpaolo che accetteranno di aderire alla proposta di rimborso parziale formulata dalla banca.

Si tratta del primo risultato concreto per i risparmiatori, come ribadito in questi giorni da Confconsumatori, l’associazione che sta portando avanti una battaglia per conto di un gruppo di quotisti.

- Advertising -

La vicenda ha visto coinvolti migliaia di risparmiatori che hanno acquistato quote del fondo, proposto come un investimento sicuro e a basso rischio. Ma alla scadenza dell’investimento, i risparmiatori hanno subito perdite patrimoniali ingenti che, nei casi più gravi, sono giunte anche al 60% dell’importo originariamente versato.

A finire nel mirino dell’associazione la gestione e la liquidazione dei beni del fondo da parte della società Prelios ( che aveva a sua volta risposto alle accuse inviando una mail anche a Lamiafinanza.it).

In attesa dell’esito dell’esposto inviato lo scorso aprile da Confconsumatori alla Consob contro la società di gestione, ad avanzare una prima proposta di risarcimento danni è il gruppo Intesa Sanpaolo, in risposta alle contestazioni degli avvocati di Confconsumatori secondo cui la banca, al momento della vendita delle quote nel 2004, sarebbe venuta meno agli obblighi informativi nei confronti dei clienti.

Nel 2015, dato il rimborso parziale del valore delle quote, Intesa Sanpaolo ha ricevuto dagli avvocati di Confconsumatori di Milano la contestazione della violazione nel 2004 dei propri doveri di informazione verso l’investitore così come previsti dal Testo unico della finanza e dal Regolamento Consob 11522/98.

La banca ha quindi deciso di proporre un risarcimento del danno, che prevede per ciascun quotista il recupero della perdita netta di capitale (con rinuncia ai guadagni maturati dal 2005 al 2012), oltre un contributo per le spese legali, se sostenute.

Il titolare di una quota, come spiega consumatori Confconsumatori sul suo sito, può decidere di accettare l’offerta di Intesa Sanpaolo, recuperando interamente il capitale investito nel 2004 ma rinunciando ai guadagni percepiti, oppure può scegliere di rifiutarla e agire giudizialmente, previo tentativo di mediazione obbligatoria.

Per i legali dell’associazione però, “I documenti sottoscritti nel 2004 dall’investitore non soddisfano i requisiti previsti dal Tuf. La banca ha tentato di fare valere la prescrizione nel 2015 del diritto al risarcimento del danno subito a seguito dell’acquisto delle quote nel 2004 ma la prescrizione di tale diritto decorre dal momento in cui si è manifestato il danno, ossia nel 2015”.