Scandalo Euribor, tempi lunghi per la giustizia

di Rosaria Barrile -
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Per chi ha pagato più del dovuto sul suo mutuo, non c’è alcuna speranza di avere un risarcimento fino a quando Bruxelles non pubblicherà la sentenza di condanna

Per tutti i risparmiatori che hanno pagato più del dovuto a causa della manipolazione avvenuta tra il 2005 e il 2008, del tasso di interesse Euribor (che è la base per calcolare il costo dei mutui a tasso variabile), non c’è alcuna speranza di avere un risarcimento fino a quando Bruxelles non pubblicherà la sentenza di condanna.

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Secondo i calcoli fatti da Il Sole 24 Ore, la manipolazione dell’Euribor ha interessato una massa di prodotti finanziari (dai derivati ai mutui casa) per un valore complessivo superiore ai 400 mila miliardi di euro. Se le banche europee dovessero restituire anche solo l’1% di quella cifra, si troverebbero di fronte un conto da 4 mila miliardi di euro. Se si guarda ai mutui italiani, tra il 2005 e il 2008, sempre secondo il quotidiano finanziario, “si può stimare che le famiglie italiane con mutuo a tasso variabile fossero indebitate con le banche per circa 220-230 miliardi e che in quegli anni abbiano pagato, per la quota degli interessi commisurati all’Euribor, circa 30 miliardi”.

Ma di queste ingenti masse di denaro neppure uno spicciolo finirà nelle tasche dei risparmiatori, italiani o stranieri, fino a quando Bruxelles non pubblicherà la sentenza di condanna per chi ha manipolato il tasso.

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Le quattro banche colpevoli sono Barclays, Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland e Société Générale, che nel dicembre del 2013 sono state multate per 1,7 miliardi di euro dall’Antitrust europea, guidata dal vicepresidente della Commissione Joaquìn Almunia. Ma da allora quella sentenza è segretata e non è possibile accedervi impedendo di fatto qualunque tentativo di ricorso da parte degli avvocati (che in questo modo potrebbero chiedere la restituzione di miliardi di euro per conto di molti risparmiatori).

Secondo le ipotesi di Andrea Sorgentone, avvocato italiano, collegato all’associazione Sos Utenti, che sta preparando un ricorso alla Corte di Giustizia europea contro il successore di Almunia (la commissaria Margrethe Vestager), 16 di quei 30 miliardi di interessi pagati dai risparmiatori italiani sui mutui sottoscritti all’epoca dei fatti, dovrebbero essere restituiti. Ma c’è anche l’ipotesi più estrema, sostenuta da Antonio Tanza, legale dell’Adusbef: l’irregolarità renderebbe nulli i contratti di mutuo e le banche dovrebbero dunque restituire, come minimo, tutti i 30 miliardi di euro già incassati.

Sorgentone ha fatto la sua prima richiesta di accesso alla sentenza due anni fa, nel gennaio 2014, e gli fu risposto che la “versione pubblica” della sentenza non era ancora pronta.

Il 28 ottobre scorso ha ricevuto una lettera del direttore generale della direzione Concorrenza, il tedesco Johannes Laitenberger, braccio destro di Margrethe Vestager. La richiesta di accesso agli atti è stata respinta perché la divulgazione del documento “arrecherebbe pregiudizio” alle indagini ancora in corso contro altre banche e perché violerebbe la riservatezza delle banche condannate.

In sintesi, secondo le autorità europee, Sorgentone avrebbe chiesto copia della decisione per usarla non per un “interesse pubblico”, ma nella causa di un suo singolo cliente contro la Banca Nazionale del Lavoro. E sempre secondo le autorità europee nella sua domanda “non ha addotto argomenti che consentano di individuare un interesse pubblico prevalente”.