Casa “a rischio” dopo sette rate di mutuo non pagate

di Rosaria Barrile -
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Secondo le precisazioni dell’Abi, l’ipotesi non riguarderebbe le situazioni esistenti ma solo quelle future, e varrebbe solo se prevista all’interno del contratto tra la banca e il mutuatario

Prosegue il dibattito sulla modifica al Testo unico bancario, e in particolare sulla norma che consentirebbe alle banche di entrare in possesso dell’immobile direttamente, senza dover ricorrere al Tribunale, dopo sole sette rate di mutuo non pagate.

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La questione, che nasce a seguito del recepimento di una direttiva europea sulla trasparenza dei contratti stipulati tra banche e clienti, ruota intorno al nuovo articolo 120-quinquesdecies del Testo unico bancario, che disciplina i casi di “inadempimento del consumatore” evitando le procedure di esecuzione.

Alla banca e al titolare del mutuo il decreto di recepimento della direttiva Ue lascia la facoltà di inserire nel contratto la previsione che la casa ipotecata venga restituita alla banca, perché sia venduta, in caso di sette mancati pagamenti. In questo modo, la banca può rientrare del finanziamento, fatto salvo l’obbligo di restituire al consumatore l’incasso extra ricavato dalla vendita.

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E a questo punto gli schieramenti si dividono: secondo i tecnici della Camera, l’obiettivo del nuovo articolo di legge dovrebbe essere di snellire le procedure in caso di inadempimento del pagatore. In Italia il pignoramento di un immobile è una procedura lunga e complessa, aggravata dal fatto che i tempi per realizzare un incasso sono di circa sette anni. Chi difende la norma, quindi, sottolinea come la vendita in tempi stretti sia un vantaggio anche per il debitore, perché la casa non perderebbe di valore come avviene nel caso delle vendite giudiziarie.

Ma le associazioni dei consumatori non ci stanno. Anche se la norma prevede la libertà per le parti di inserire o meno tale possibilità nel contratto, infatti, le banche avrebbero di gran lunga gioco facile a imporre la clausola a chi chiede un mutuo.

Alle denunce delle associazione dei consumatori, che reputano il rischio “esproprio” tutt’altro che remoto per chi è in difficoltà con i pagamenti, Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, l’associazione delle banche italiane, ha risposto dichiarando che la norma non sarà applicata in maniera retroattiva, e precisando che il “rischio esproprio è una possibilità che riguarda il futuro”. Detto in altro modo, la norma verrà applicata per i futuri contratti e non riguarda in alcun modo i mutui già sottoscritti.

Assoutenti, insieme ad altre associazione che promettono battaglia, afferma che il Governo non si sarebbe limitato a recepire la direttiva europea 17/2014 bensì avrebbe aggiunto dei passaggi chiave. In pratica, secondo l’associazione, la direttiva si sarebbe limitata a disciplinare il caso del mancato pagamento delle rate relative ai beni di consumo e non di quelle relative agli immobili.