L’Italia resta in deflazione

di redazione -
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Nonostante un lieve incremento su base mensile, l’indice dei prezzi, secondo la prima stima dell’Istat, in marzo ha segnato un calo dello 0,2%

L’ampliamento del quantitative easing della Bce non è bastato a far riprendere l’inflazione. Nell’Eurozona il dato di marzo segna un calo dello 0,1%, mentre in Italia la flessione su base annua è dello 0,2%.

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Nel comunicare la sua stima preliminare, l’Istat sottolinea tuttavia “lievi segnali di ripresa”. La variazione mensile, infatti, risulta positiva (più 0,2%), dopo essere calata per due volte di seguito; inoltre la flessione registrata a marzo è inferiore a quella del mese precedente (meno 0,3%).

La deflazione è dovuta essenzialmente ai nuovi cali dei prodotti energetici e in particolare di quelli non regolamentati come i carburanti (meno 11,2%, da meno 8,5% in febbraio). Hanno invece invertito la tendenza i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (più 0,5%, da meno 0,7% di febbraio), mentre altre tipologie di prodotti (alimentari non lavorati, beni durevoli e semidurevoli, servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona) mostrano lievi segnali di ripresa.

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Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l'”inflazione di fondo” sale a più 0,6% (da più 0,5% di febbraio); al netto dei soli beni energetici si porta a più 0,4% (da più 0,3%).

L’inflazione acquisita per il 2016 è pari a meno 0,4% (meno 0,6% a febbraio).

I prezzi del “carrello della spesa”, che comprende i beni alimentari, per la cura della casa e della persona acquistati con maggior frequenza, sono diminuiti dello 0,1% rispetto a febbraio e dello 0,3% su base annua.