Natixis Global Asset Management
Emozioni, aspettative e errate convinzioni degli investitori sono le sfide maggiori per i consulenti finanziari
– Il 91% dei consulenti italiani ritiene sia importante avere un quadro chiaro della propensione al rischio dei propri clienti
– Una delle grandi sfide per i consulenti è aiutare gli investitori a identificare obiettivi concreti e aspettative di rendimento realistiche
– Il contesto normativo sta ridefinendo il mondo della consulenza
Per i consulenti finanziari italiani i risparmiatori nutrono aspettative di rendimento non realistiche, sono orientati eccessivamente al breve periodo e hanno ancora errate convinzioni sugli strumenti finanziari, come rivela lo studio di Natixis Global Asset Management.
Natixis Global Asset Management ha intervistato 2.550 consulenti finanziari a livello globale, 500 dei quali in Italia, tra cui intermediari qualificati, consulenti indipendenti e wealth manager. La continua volatilità di mercato tende ad amplificare gli errori e le lacune degli investitori. Il 69% dei consulenti finanziari italiani ritiene, infatti, che gli investitori nutrano un falso senso di sicurezza rispetto agli strumenti passivi e quasi la metà (47%) crede che gli investitori non siano completamente consapevoli dei rischi associati all’eccesso di fiducia verso queste soluzioni di investimento. I risparmiatori sembrano attribuire agli investimenti passivi benefici che invece non hanno realmente, come la protezione dalle perdite o la gestione del rischio. La ricerca evidenzia, inoltre, come gli investitori tendano a focalizzarsi solo sui costi e forse trascurino altri importanti fattori che possono aiutarli a raggiungere i loro obiettivi di investimento.
“Come ben evidenziato dal recente Rapporto della Consob1, molti italiani ignorano ancora alcune nozioni finanziarie di base, come il rapporto tra rischio e rendimento” – afferma Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global Asset Management. “Tale dato, unito alla crescente complessità e volatilità dei mercati e alle problematiche previdenziali, sottolinea il ruolo chiave che consulenti finanziari, wealth manager e intermediari qualificati possono avere per una migliore pianificazione finanziaria”.
Le vere sfide per i consulenti: avere un quadro chiaro della propensione al rischio dei clienti e gestire le loro reazioni ai movimenti di mercato
Per il 91% dei consulenti italiani intervistati (85% a livello globale) è cruciale avere un quadro più preciso della propensione al rischio dei propri clienti. Emerge infatti come non siano la volatilità o i mercati a preoccupare maggiormente i consulenti, quanto il modo in cui i clienti reagiscono a tale volatilità. La ricerca rivela inoltre i maggiori errori che i consulenti attribuiscono agli investitori: assumere decisioni di investimento sull’onda emotiva (63%), avere aspettative di rendimento non realistiche (51%) e focalizzarsi troppo sui movimenti di breve termine (44%).
“Ogni investimento inizia con la comprensione del rischio, quindi è particolarmente preoccupante come tanti risparmiatori sembrino ignorare i rischi nei loro portafogli, soprattutto alla luce della volatilità e della complessità dei mercati”, sottolinea Bottillo. “Ma i consulenti finanziari possono assumere il ruolo di terapisti. Ponendo maggiore enfasi sulla comprensione dei rischi sostenuti dal cliente e dei suoi obiettivi finanziari, e su valori personali come base per le decisioni di investimento e per le aspettative di rendimento, i consulenti possono aiutare gli investitori ad avere una migliore pianificazione finanziaria”.
Gestire i clienti significa anche gestire le loro aspettative di rendimento. I consulenti in Italia pensano che i loro clienti possano ottenere realisticamente ritorni del 3,4% nel lungo periodo. Gli investitori, invece, dichiarano di aver bisogno di rendimenti del 9,9% annui per raggiungere i loro obiettivi di investimento. Questo divario nella percezione tra investitori e consulenti potrebbe essere dovuto alla trappola delle emozioni.
Nuove sfide: contesto normativo, consulenza automatizzata, Millennial
Alla luce delle pressioni regolamentari, molti consulenti finanziari stanno pianificando di modificare il proprio modello di business e la struttura commissionale. Per le varie normative (Mifid I e II, RDR inglese o simili in Canada, Germania e Australia), l’obiettivo è il medesimo: rendere più trasparente il corrispettivo pagato ai consulenti e assicurare che l’industria stia agendo nel migliore interesse per gli investitori. Quasi nove consulenti italiani su 10 (89%) dichiarano che le stringenti richieste regolamentari e di disclosure sono sfide significative per la crescita del business. Il 78% degli intervistati si aspetta inoltre che l’aumentata regolamentazione possa limitare l’accesso alla consulenza per i clienti con patrimoni contenuti.
Questo gap di consulenza potrebbe essere in parte colmato dalle nuove piattaforme automatizzate, note come robo-advisor. Il 31% dei consulenti italiani (rispetto al 18% a livello globale) fa già uso di modelli di consulenza automatizzata per clienti con patrimoni bassi e il 77% ritiene che le piattaforme di consulenza front-end automatizzata possano essere un modo per migliorare l’efficienza della loro attività. Ma la quasi totalità degli intervistati italiani (91%) non è affatto preoccupata del fatto che i robo-advisor possano rendere la consulenza tradizionale obsoleta. Una ragione sta nel fatto che non ritengono che tali strumenti automatizzati possano offrire l’asset allocation tattica necessaria, soprattutto in mercati volatili o al ribasso.
Un’altra sfida è stabilire un rapporto con la clientela più giovane e con i Millennial. Un numero elevato di consulenti italiani dichiara, infatti, di avere difficoltà nell’offrire o trovare prodotti adeguati agli investitori più giovani. Per ben il 77% degli intervistati italiani, rispetto al 53% registrato globalmente, la disponibilità di servizi adatti o interessanti per la clientela giovane è una problematica.
Cosa desiderano gli investitori?
Gestire adeguatamente la volatilità (69%) e trovare soluzioni alternative alle obbligazioni (39%) sono le principali richieste che i clienti italiani hanno posto ai loro consulenti negli ultimi 12 mesi.
L’85% dei consulenti concorda sulla necessità di modificare la tradizionale diversificazione e l’approccio di costruzione dei portafogli, un’esigenza particolarmente sentita in Italia rispetto al 69% rilevato a livello globale. E gli investitori sembrano disponibili a considerare investimenti basati su obiettivi concreti. Negli ultimi 12 mesi, il 32% dei clienti italiani (rispetto al 27% globale) ha richiesto una pianificazione e una consulenza basate su obiettivi.
Ma la selezione degli investimenti non può essere una semplice proposta: i consulenti devono essere in grado di tradurre in strategie di investimento gli obiettivi dei clienti. Devono quindi valutare una gamma diversificata di stili e strategie di investimento, e i relativi costi, in modo da costruire portafogli efficaci.
“A livello generale sembra che gli strumenti alternativi liquidi siano riusciti a offrire ai consulenti maggiori soluzioni per raggiungere obiettivi specifici all’interno dei portafogli. Alternativo è un termine che copre un ampio spettro di diverse asset class e strategie di investimento e i consulenti hanno quindi molte possibilità di scelta all’interno di questo universo” – spiega Bottillo. “Sembra vi sia ancora necessità di maggiore educazione sul modo in cui ogni diverso strumento alternativo possa essere inserito all’interno del portafoglio. Il nostro obiettivo è fornire consulenza in questo ambito. Uno degli scopi principali del nostro Portfolio Research and Consulting Group è infatti il supporto agli intermediari finanziari in modo che possano meglio comprendere il ruolo di ogni singolo strumento all’interno di uno specifico portafoglio”.
Alla ricerca di nuove fonti di rendimento, più della metà dei consulenti italiani (53%) ritiene che gli investimenti ESG (Environment Social and Governance) siano in grado di generare alpha, offrendo la possibilità di aumentare potenzialmente la performance complessiva del portafoglio.
Antonio Bottillo conclude: “I consulenti non hanno un compito facile. Attraversare indenni i nuovi modelli richiederà strategie più adeguate per gestire tre aspetti critici della loro attività: i cambiamenti normativi, le emozioni e aspettative dei clienti, un nuovo mix di investimenti. I consulenti finanziari dovranno affrontare, e lo stanno già facendo, una profonda trasformazione verso un approccio multi-dimensionale. In tale contesto, i professionisti dovranno dimostrare il proprio valore oltre l’asset allocation. Dovranno educare ed aiutare i clienti, comunicare con loro, in modo da costruire portafogli più durevoli”.
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