Cosa sconvolgerà lo scenario ideale?

Toby Nangle, Maya Bhandari -
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Individuare i futuri eventi politici e di politica monetaria che domineranno il dibattito del mercato è fondamentale.

Il nostro compito è escludere il “rumore” e capire quali segnali, eventi o problemi possono avere un impatto realmente significativo sui mercati. Ciò sembra particolarmente importante oggi, in un contesto macroeconomico globale che può essere definito “ideale”, ossia caratterizzato da una discreta crescita e da aumenti dell’inflazione solo lievi. Lo scenario economico a livello mondiale non è sufficientemente caldo da giustificare un inasprimento monetario aggressivo né tanto freddo da suscitare timori di recessione economica. È essenziale sapere cosa potrebbe sconvolgere questo equilibrio.

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Per il momento prevediamo che queste condizioni persisteranno. La crescita nominale più favorevole si rilette nelle previsioni sugli utili societari, che, in netto contrasto con il passato recente, non risentono di una forte “spinta gravitazionale” verso il basso, ma evidenziano una buona tenuta e stanno aumentando. Le valutazioni delle azioni sono equilibrate ma sostenute dalle prospettive di crescita e dal ciclo degli utili positivo.

In Europa e nel Regno Unito, i mercati del reddito fisso non scontano più una disinflazione. Gli spread creditizi sono considerati adeguati a fronte del rischio di default sottostante dei titoli corporate, se non altro in Europa e negli Stati Uniti. Tuttavia, le società si avventurano sempre più in attività generalmente sfavorevoli alle obbligazioni, come le fusioni e acquisizioni, il che ha forse reso le prospettive per il credito meno rosee rispetto al passato.

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Quali sono quindi gli eventi in grado di mandare tutto all’aria? Sul fronte della politica monetaria, tra le questioni globali significative figurano: gli sviluppi del tasso neutrale, l’inasprimento quantitativo negli Stati Uniti, i tassi d’interesse nell’Eurozona e il tapering della Banca centrale europea. Dal punto di vista politico, segnaliamo: una guerra commerciale con la Cina, la Corea del Nord, la rinegoziazione del NAFTA (Accordo nordamericano di libero scambio), la futura solidità delle economie mediorientali e la sostenibilità fiscale e monetaria in Medio Oriente.

Abbiamo passato al vaglio anche la “trinità impossibile”, o trilemma, della Cina. Secondo il concetto economico di trilemma, un paese può avere solo due delle seguenti caratteristiche in un dato momento: un tasso di cambio controllato, la libera circolazione dei capitali e una politica monetaria indipendente. In una certa misura, negli ultimi anni la Cina ha perseguito tutti e tre gli obiettivi simultaneamente e temiamo una correzione disordinata del trilemma se questa tendenza dovesse continuare. Ad esempio, un deflusso del 2% dei patrimoni bancari dal conto capitale cinese potrebbe prosciugare circa metà delle riserve valutarie del paese entro il 2020-22.

Alcuni punti critici possono far sì che il trilemma assuma crescente rilievo in Cina nei prossimi cinque anni, ma non crediamo che si tratti di un rischio a breve termine. Per il momento, la crescita cinese rimane stabile, procedendo a un ritmo più lento e sostenibile e, come è avvenuto in altri paesi, un aumento della produttività economica consentirebbe di spostare più avanti la frontiera della produttività, evitando conseguenze disastrose dal punto di vista finanziario.

Sul fronte valutario, abbiamo rivisto la nostra visione strategica sul dollaro USA da neutrale a negativa; quella relativa alla sterlina è stata invece modificata da negativa a neutrale, il che fa dell’euro la nostra valuta preferita. Entrambe le modifiche riflettono gli sviluppi sui mercati dei tassi, in particolare sul tratto a breve, nonché una generale propensione al rischio.

Anche il Giappone ha occupato i nostri pensieri. Privilegiamo le azioni nipponiche dal marzo 2013, un periodo associato a ottime performance dell’asset class in termini assoluti e relativi. Eppure per certi versi ciò ha “funzionato per le ragioni sbagliate”, giacché in questa fase le azioni giapponesi sono divenute più convenienti anziché rivalutarsi nei confronti di quelle del resto del mondo. Alla luce della crescente incertezza politica in vista delle prossime elezioni anticipate e delle implicazioni potenzialmente gravi per le azioni nipponiche se l’Abenomics dovesse essere minacciata, è importante monitorare la regione. Abbiamo deciso di mantenere il nostro orientamento favorevole. La corporate governance sta migliorando e le società dispongono delle risorse per incrementare notevolmente i rendimenti degli azionisti, se scelgono di farlo. Prevediamo una vittoria dell’LDP alla prossima consultazione elettorale, anche se forse con una maggioranza ridotta. Ciononostante, riteniamo che Abe tornerà alla ribalta nel 2018. Ci aspettiamo anche che il governatore della Bank of Japan Kuroda resti in carica, offrendo continuità anche se con un orientamento più restrittivo.


Toby Nangle – Responsabile multi-asset, EMEA – Columbia Threadneedle Investments
Maya Bhandari – Gestore di portafoglio Multi-asset – Columbia Threadneedle Investments