Deloitte: mercato globale dell’arte in ripresa. Aumenta la richiesta di servizi collegata al wealth management

Walter Quattrocchi -
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Nel primo semestre 2017 si registra una crescita dei flussi d’investimento in vari mercati (+912 milioni di dollari).

Gli UHNW (i super ricchi ) spenderanno 2.700 miliardi di dollari nell’arte entro il 2026, contro i 1.600 miliardi del 2016, per un incremento di circa il 69% in dieci anni.

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Il dato emerge dalla quinta edizione della relazione “Art & Finance Report per il 2017 a cura di Deloitte e ArtTactic.

Oggetti acquistati, principalmente per piacere o come status symbol, ma con una attenzione all’investimento.

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Il report di quest’anno descrive la situazione attuale dell’Art & Finance Industry, con una comparazione con i dati emersi dalle indagini condotte dal 2011 ad oggi.

Un settore economico quello del mercato dell’arte e del collezionismo che negli ultimi 7 anni ha visto un cambiamento profondo, passando dal classico wealth management offerto dal Private Banking ad uno più orientato ai servizi che supportano i clienti più facoltosi a tutelare e gestire in modo finanziariamente corretto la propria collezione d’arte.

Dal 2011, quando fu lanciata la prima edizione dell’Art & Finance Report, appena il 30% degli wealth manager intervistati dichiarava di star valutando con attenzione la creazione di servizi legati all’arte come asset.

Oggi i wealth manager convinti che tali servizi debbano essere assolutamente offerti come parte integrante del pacchetto proposto per la gestione dei capitali arrivano a toccare l’88%, persuasi dalla capacità di ripresa del mercato e dai prezzi costantemente in crescita delle opere.

Elementi che stanno facendo aumentare sempre di più la domanda di arte e la quantità di capitali allocati nelle opere e, più in generale, negli oggetti dal collezione, quantità stimata quest’anno pari a 1.6 migliaia di miliardi di dollari.

Il 55% dei wealth manager parla addirittura di forti pressioni da parte dei clienti per aumentare, entro i prossimi 12 mesi, i propri investimenti, mentre il 69% di questi è convinto che i propri clienti glieli stiano per chiedere.

Nell’ambito del wealth management applicato all’arte, i servizi più richiesti si suddividono, principalmente, in quattro aree: una relativa all’accumulo dei capitali (Art Fund, investimenti in ecc.); una alla loro protezione e alla gestione dei rischi; una alla conversione di tale capitale in entrate e l’ultima al trasferimento generazionale del capitale.

Si va dalla valutazione delle collezioni, ai servizi di Art Advisory a quelli, sempre più richiesti, legati alla filantropia e alle donazioni, alla creazione di Fondazioni o, più semplicemente, a come inserire la propria collezione nelle pratiche di successione, a come assicurare le proprie opere o a come utilizzarle per prestiti garantiti.

Inoltre, strettamente connessi a questi servizi, sta crescendo anche la richiesta di una maggior integrazione tra i software di gestione delle collezioni d’arte e i sistemi di reportistica bancaria esistenti.

Ma gli operatori avvertono la necessità che il business dell’arte subisca una modernizzazione insieme a una maggior trasparenza del mercato e ad una sua regolamentazione che ne aumenti la solidità e la credibilità.

Questo sia attraverso una forma di auto-regolamentazione, ma anche con interventi governativi.

Tra i fattori di rischio che collezionisti, operatori e wealth manager temono per il futuro della gestione patrimoniale dell’arte troviamo ancora oggi le questioni relative all’autenticità e alla provenienza delle opere, i conflitti d’interesse, i prezzi gonfiati e l’utilizzo del mercato dell’arte per il riciclaggio di denaro sporco.

Non ultimo si avverte da parte degli operatori la mancanza di standard relativi alle qualifiche professionali che dovrebbero essere necessarie per operare su questo mercato.

Tuttavia ormai si assiste sempre più frequentemente a una sana gestione dei patrimoni artistici nelle mani dei grandi ricchi, al di là dell’idea di un investimento in arte solo come azioni.

Il report

Secondo lo studio 9 gestori patrimoniali su 10 affermano che i beni artistici e gli oggetti da collezione debbano essere inclusi nell’offerta di servizi offerti dai gestori patrimoniali.
Il 55% dei gestori patrimoniali intervistati afferma che i clienti chiedono sempre più servizi relativi agli investimenti in arte; il 69% si aspetta che i clienti includano arte e oggetti da collezione tra i loro asset.
Il 44% degli intervistati ritiene che nei prossimi 12 mesi aumenteranno l’interesse e le risorse dedicate alla gestione patrimoniale dei beni artistici (rispetto al 38% del 2016).
L’87% dei gestori di patrimoni oggi offre servizi di valutazione delle opere d’arte (+18% rispetto al 2016); i servizi di art advisor sono offerti dall’83% (+4% rispetto al 2016); la gestione delle collezioni d’arte è offerta dal 78% (+19% rispetto al 2016).
Secondo il 70% degli intervistati il tradizionale supporto relativo al passaggio successorio resta il servizio più offerto in assoluto, ed è quello che i gestori di patrimoni ritengono sarà maggiormente offerto nel corso dei prossimi 12 mesi.

Il mercato globale dell’arte in ripresa

Nel primo semestre 2017 si registra una crescita dei flussi d’investimento in vari mercati (+912 milioni di dollari).
Le vendite complessive delle principali case d’asta sono cresciute del 18% nel primo semestre del 2017.
Per i prossimi 12 mesi le prospettive di crescita sono positive: il 62% degli intervistati ritiene che il mercato dell’arte contemporanea negli Stati Uniti crescerà; il 36% degli intervistati ritiene positive le prospettive nei mercati europei; maggiori incertezze in Inghilterra, dove per il 38% la Brexit potrebbe avere impatti negativi sul mercato dell’arte; stabile il mercato dell’arte asiatico.

Tecnologia e mercato dell’arte

La tecnologia svolge sempre più un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei servizi legati alla gestione dei patrimoni artistici. Il report evidenzia come ad esempio le startup tecnologiche del settore arte stanno sviluppando nuovi modelli di business a supporto dei servizi tradizionali per incrementare tra gli altri aspetti la trasparenza e migliorare la metodologia di valutazione dei dati.