Deloitte, 2017 anno positivo per le aste internazionali: oltre ai dipinti bene diamanti e vini

Walter Quattrocchi -

Nel 2017 il mercato dell’arte e del collezionismo è tornato alla ribalta grazie a opere d’arte, diamanti e vini.

Dopo un 2016 nero, con un fatturato in crisi e un’incertezza persistente, lo scorso anno le aste internazionali sono riuscite a richiamare un numero elevato di compratori e a ottenere ottimi ricavi. Il dato emerge dall’Art & Finance Report 2017 di Deloitte e ArtTatic (giunto alla 5^ edizione), contenuto all’interno del dossier “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione ”, a cura della società di consulenza Deloitte.

A trainare il settore sono stati i quadri, specie quelli di altissimo livello: nel 2017 sono stati assegnati 752 capolavori di valore superiore ai 2 milioni di dollari, quasi il doppio di quelli venduti nel 2016 (quando ci si è fermati a quota 472 opere). I più gettonati sono stati i dipinti moderni e contemporanei, che sfiorano il 60% del mercato, contro il 5% dei dipinti antichi. Bene sono andati anche i gioielli, tanto che nei 5 top lot dell’anno si è posizionato un diamante: il Pink Star battuto da Sotheby’s per oltre 71 milioni di dollari.

In particolare, a ricercare questi articoli, considerati ancora come beni rifugio, sono stati i Paesi asiatici, come Hong Kong.  Segue il vino, nonostante una buona fetta di collezionisti sia escluso da questo mercato per motivi religiosi. Male, invece, i mobili antichi, che tuttavia sono compensati dall’attrazione per il design. In crisi anche il collezionismo di auto d’epoca, anche se gli esperti prevedono una ripresa per il 2019.

Clientela in espansione

Il valore investito in arte e oggetti da collezione da parte degli UHNWI entro il 2026 ammonterà a ben 2.700 miliardi di dollari , contro i 1.600 miliardi del 2016 . L’urgenza dunque degli operatori del settore e dei gestori del Wealth Management è quella di sviluppare servizi ad hoc per rispondere alle richieste di una platea che si allarga sempre di più.

Due collezionisti su tre dichiarino di comprare arte o oggetti da collezione per passione, ma con una particolare attenzione al valore dell’investimento. Quindi, anche se il fattore scatenante nell’acquisto di opere d’arte rimane principalmente emotivo e sociale (status symbol), anche quello finanziario sta diventando sempre più importante. Gli stessi gestori patrimoniali affermano che i clienti chiedono sempre più servizi relativi agli investimenti in arte, diventata ormai un vero e proprio obiettivo strategico da includere nelle offerte standard.

Sembra dunque che l’Art Wealth Management sia un settore destinato a svilupparsi nel lungo termine. Ma perché questo si realizzi, occorre superare gli ostacoli che possono minacciare questa crescita, in particolar modo la problematicità della trasparenza del mercato e della manipolazione dei prezzi. La soluzione proposta nel report di Deloitte a questo tipo di problematicità sono gli indici tematici d’investimento, utili a comprendere i trend che caratterizzano il mercato dell’arte e dei beni da collezione.

Come spiega nella seconda parte del dossier di Deloitte Pietro Ripa (Fideuram Private Banker) insieme a Roberta Ghilardi, rispetto agli indici economici e finanziari, questi indici non possono offrire le stesse garanzie di precisione.

Ad esempio, ogni giorno il titolo della Microsoft riflette il prezzo più efficiente che il mercato attribuisce al diritto di proprietà, incrociando telematicamente la domanda e l’offerta.

Nel mercato dell’arte, invece, non vale questo tipo di garanzie poiché il mercato non è organizzato in maniera efficiente, il numero di osservazioni in cui incrociare domanda e offerte (le aste) è limitato e cambia la natura stessa del bene offerto nel corso del tempo.

Il 2017 ad esempio è stato un mercato particolarmente brillante, ma nel 2018 non è detto che si avranno in offerta pezzi così prestigiosi, come il Salvator Mundi di Leonardo. Quindi fatte queste dovute premesse, gli indici proposti dal report non potranno essere considerati precisi alla virgola, ma danno una linea di tendenza importante di quello che sta avvenendo sul mercato dell’arte.  In questi indici sono stati raccolti tutti i battuti con minino di 1 milione di dollari nel mondo e sono stabiliti su medie ponderate.

La tecnologia

La tecnologia si configura, nell’ottica di Deloitte, come uno strumento strategico non solo in termini di potenziamento ed efficienza del mercato, garantendo ad esempio l’accesso ad un pubblico giovane e dinamico o riducendo la necessità della partecipazione fisica alle aste, ma soprattutto in un’ottica di tutela, in quanto capace di garantire agli acquirenti la trasparenza delle metodologie di valutazione, una maggiore disponibilità di informazioni e, più in generale, una riduzione dei rischi che pregiudicano il corretto funzionamento del mercato (quali, ad esempio, i problemi relativi alla provenienza dei beni, alla manipolazione dei prezzi, alla tracciabilità ).

Le migliori piazze di vendita

Una piazza che ha lavorato molto bene nel 2017 è quella americana, seguita da Londra, che ha visto l’effetto Brexit non comportare particolari svantaggi. La piazza asiatica sta dando importanti segnalazioni: la città più importante è Hong Kong, ma stanno aprendo a lotti milionari anche altre piazze, come Shangai, Pechino e Mumbai. Ora il cinese che ha accresciuto di molto il portafoglio compra in primo luogo la giada bianca, poi gioielli, poi vini pregiati e infine i dipinti.

Le piazze continentali soffrono sempre più il confronto con Londra e New York. Così si stanno specializzando. Parigi infatti sta sempre più diventando una nicchia per il design e la fotografia.

Milano propone due eventi importanti sull’arte italiana del dopoguerra, ma vengono proposti artisti non ancora troppo consacrati perché altrimenti andrebbero direttamente a Londra e New York.  Le Italian Sale non hanno brillato. Nel 2017 hanno avuto una battuta d’arresto piuttosto marcata dopo anni di continua crescita.

Le Arti minori

Nello studio presentato si indica un alto interesse nei confronti delle Arti minori: cresciuta l’attenzione per i beni da collezione come orologi, vini e gioielli.
Il fatturato complessivo della pittura è sceso al 70%, quindi il 30% sono le Arti Minori che si stanno imponendo sempre di più. Diversi anni fa la pittura pesava almeno l’80%. Questo significa che sta crescendo sempre più una forma di collezionismo che guarda con interesse le altre arti minori e di queste, per fatturato, le principali sono sicuramente i gioielli e i vini.

Dato interessante è che queste sono forme di collezionismo dei giovani che iniziano a spendere molto e in maniera anche vivace. Anche per la fotografia. Phillips è una casa d’aste che si sta specializzando in questo settore.

Prospettive future

Il livello di ricchezza globale sta continuando ad aumentare e quindi anche una capacità di spesa piuttosto sostenuta.

Nuovi attori dotati di grandissima capacità di spesa si stanno affacciando sul mercato. Come il Louvre Abu Dhabi che ha acquistato lo scorso novembre il Salvator Mundi di Leonardo per oltre 450 milioni di dollari. I Paesi mediorientali stanno mettendo insieme politiche di marketing per attrarre sempre più turisti, quindi è possibile pensare che quello del Leonardo non sarà un caso isolato.

Non si tratta di collezionisti fisici, ma di nuovi potenti attori che stanno utilizzando il canale dell’arte per fare una politica di turismo e di marketing.