Le elezioni italiane e l’impatto sui mercati

Richard Flax -
- Advertising -

Nel breve termine, se i risultati che prevedono i sondaggi saranno rispettati con un buon margine di errore, neanche una situazione complessa dovrebbe creare quell’incertezza capace di spaventare i mercati internazionali. Consigliamo, come sempre, una strategia di investimento basata sulla diversificazione globale.

Questo fine settimana, con le elezioni politiche, si chiuderà la campagna elettorale e si aprirà la fase in cui i partiti cercheranno un accordo per la formazione del governo. Compito del gestore è quello di monitorare i mercati per verificare che l’effetto dell’incertezza politica non vada a condizionare la valutazione delle asset class.

- Advertising -

L’incognita della legge elettorale

Per quanto riguarda le elezioni del 4 marzo, i mercati non sembrano per adesso subire alcuna influenza. Lo spread decennale sui Btp, che misura il rischio in Italia e nell’Eurozona, è ai minimi da tempo. I mercati non sembrano intravedere un rischio nell’incertezza e ciò è in larga parte dovuto alla nuova legge elettorale, che assegna quasi i due terzi dei seggi attraverso un sistema proporzionale puro. I seggi restanti vengono invece contesi attraverso collegi uninominali, secondo la regola che il candidato di maggioranza relativa vince. Uno dei problemi dei sistemi misti come quello attualmente in vigore è la questione degli incentivi avversi alla formazione delle coalizioni. Il sistema maggioritario, da una parte, spinge le forze politiche ad accorparsi per ottenere la maggioranza relativa, mentre il sistema proporzionale incentiva i partiti ad andare ognuno per sé, per poi cercare gli accordi in un secondo momento, nel Parlamento.

- Advertising -

L’attuale scenario politico riflette queste tensioni: si sono create delle coalizioni, anche molto eterogenee, ma non è chiaro se poi l’alleanza di queste forze politiche reggerà fino al giorno dopo le elezioni. Il sistema politico è inoltre molto frammentato, prima che si trovi un accordo tra le forze politiche potrebbero passare settimane. Questo sistema elettorale potrebbe addirittura far sì che il primo partito, la prima coalizione e il partito con più seggi siano tre soggetti diversi: a quale di questi il Presidente della Repubblica darà l’incarico di formare il governo?

La prospettiva sugli investimenti

Ad oggi le due soluzioni più probabili sono un governo di grande coalizione oppure un governo del Presidente che accompagni il Paese verso una seconda tornata elettorale prima della fine dell’anno. Interessante ragionare sul fatto che la prospettiva dell’incertezza politica spaventa i mercati meno che in passato, sia perché l’Eurozona sembra più solida di qualche anno fa e quindi tutti i maggiori partiti hanno abbandonato posizioni di contrapposizione nei confronti della Ue, sia perché l’evoluzione dei sistemi partitici europei si e risolta un po’ ovunque nella frammentazione: questa è la nuova realtà della politica europea. Esiste infine la convinzione che la continuità dell’azione amministrativa e di governo sarà tutelata anche in caso di prolungata incertezza. Negli anni recenti i presidenti della Repubblica hanno interpretato la costituzione fornendo ampia agibilità ai governi anche nelle fasi di transizione.

Nel breve termine, se i risultati che prevedono i sondaggi saranno rispettati con un buon margine di errore, neanche una situazione complessa dovrebbe creare quell’incertezza capace di spaventare i mercati internazionali (non ci esprimiamo in questa sede su possibile volatilità per quel che riguarda i listini italiani). A meno di risultati clamorosi, dunque, non ci aspettiamo volatilità nel breve. È bene ricordare, infine, che la nostra strategia di investimento è basata sulla diversificazione globale: nei portafogli Moneyfarm i listini azionari e le obbligazioni italiane sono rappresentate per meno del 2% e crediamo che, in ogni caso, questa sia nel lungo termine la migliore garanzia per gli investimenti che proponiamo ai nostri clienti.

Rischio politico e mercati

Quello tra mercati e politica è un rapporto complesso e anche controverso. Gli Stati hanno bisogno di ricorrere al mercato per finanziare le proprie attività e per queste ragioni devono tenere in considerazione la propria reputazione con i creditori, specialmente quando si raggiunge un livello di debito molto alto. All’interno dell’organizzazione dello Stato il compito della politica è quello di prendere le decisioni che contribuiscono a sostenere o a riformare il patto sociale. Qualunque sia l’orientamento (o la forma dello Stato) i governi si devono poi occupare di fare in modo che ci siano le risorse sulle quali fondare la comunità. Il ricorso ai mercati finanziari è uno dei modi per approvvigionare parte di queste risorse.

Di converso, i mercati finanziari seguono con grande attenzione l’andamento dei corsi politici. Le scelte degli operatori finanziari sono basate su previsioni che possono avere orizzonti temporali diversi: di breve, medio o lungo termine. Queste decisioni si basano sull’assunto che ovviamente il quadro politico all’interno del quale gli attori economici si muovono resti invariato.

Se si diffonde la sensazione che alcune scelte politiche possano impattare in modo decisivo sul quadro fondamentale, allora gli operatori di mercato devono rivedere le proprie valutazioni (in senso positivo o in senso negativo). L’incertezza legata al quadro politico ha effetti sui mercati finanziari a vari livelli. Un effetto più immediato riguarda la volatilità di breve termine legate al flusso del ciclo politico. C’è poi un effetto per quanto riguarda le prospettive di medio-lungo termine. I mercati amano l’analisi, ma odiano l’incertezza.


Richard Flax – Chief investment Officer – Moneyfarm