La teoria delle fasce elastiche

Erik Knutzen -
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Le relazioni fondamentali di mercato rimangono sostanzialmente invariate nonostante la propensione a estrapolare trend

Attualmente si possono identificare forti trend sui mercati, mentre alcune importanti soglie vengono superate. Un esempio di questo è il recente rafforzamento del dollaro. Un altro è il petrolio, dove il greggio WTI si è attestato sopra i 70 dollari al barile e il brent ha toccato gli 80. Anche dopo la flessione della settimana scorsa, i rendimenti dei Treasury a dieci anni si sono mantenuti vicini al 3%.

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L’essere umano ama estrapolare i trend e proiettarli nel futuro. Ma tende anche a farsi distrarre dal rumore mediatico e lasciarsi sedurre dai numeri interi. Si tratta di abitudini rischiose, però, perché ignorano relazioni economiche fondamentali. Come le fasce elastiche, queste relazioni tendono a contenere le tendenze e mantengono il mercato nella sua forma. Inoltre, nel mezzo del rumore e dell’incertezza rappresentano utili punti di riferimento per chi si occupa di asset allocation.

L’essere umano ama estrapolare

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Quando nel 2015 il prezzo del petrolio scese dai 100 ai 30 dollari il barile, ci furono analisti che formularono la previsione di un calo del petrolio fino a 10 dollari il barile. Oggi il brent ha registrato un improvviso rialzo, con opzioni call a 100 dollari, stando ai dati di Intercontinental Exchange.

Analogamente, l’ultima volta che i rendimenti statunitensi a dieci anni superarono il 3% fu sulla scia del “taper tantrum”, che ha festeggiato il quinto anniversario proprio la settimana scorsa. All’epoca, quando la Fed annunciò di avere in programma l’uscita dal quantitative easing i rendimenti subirono un’impennata, sforando il 3% poco prima che tutti formulassero le previsioni per il 2014. Molti pronosticarono che si sarebbe arrivati al 4%. Un anno e mezzo più tardi quei rendimenti erano scesi nuovamente all’1,3%.

Nel tempo, investire nel momentum consente di catturare un premio al rischio. Le nostre strategie Multi-Asset e Multi-Style Risk Premia cercano di beneficiare da questo fattore. Di norma, i trend si esauriscono gradualmente, ma gli investitori incassano ugualmente un premio al rischio perché si invertono repentinamente e inaspettatamente. In entrambi i casi, relazioni storicamente elastiche ma fondamentali si sono infine affermate.

Differenziali di rendimento, forza del dollaro

Nel 2014, la fascia elastica in questione era quella che univa reciprocamente le due estremità della curva dei rendimenti. Quando i tassi di interesse a breve termine sono ancorati, questo pone un limite al possibile rialzo dei rendimenti a lungo termine. Un rendimento del 4% potrebbe apparire ragionevole per i Treasury a dieci anni. Non scordiamo tuttavia che se il tasso offerto nei primi cinque anni è molto basso, quello del secondo quinquennio dovrà essere molto più elevato per compensare. Le scarse probabilità di un simile scenario sono state un motivo importante per cui nel 2014 il rendimento a 10 anni non riuscì a sfondare oltre il 3%, nonostante tutte le previsioni.

Oggi, una serie importante di fasce elastiche sono quelle che uniscono i rendimenti dei Treasury ai rendimenti di altri titoli di Stato del G10 e al dollaro. Come hanno fatto osservare alcuni analisti, i rendimenti statunitensi sono i più alti tra tutti quelli del G10. Addirittura, i rendimenti a cinque anni statunitensi sono più alti dei rendimenti a dieci anni di tutti gli altri paesi del G10. Simili differenziali sui tassi dovrebbero aumentare l’interesse degli investitori internazionali verso gli asset statunitensi, rafforzando il dollaro, ma allo stesso tempo scoraggiano gli investimenti in quegli asset poiché rendono molto costoso coprire le esposizioni in dollari nelle rispettive valute locali.

Le tre tendenze in atto – aumento dei rendimenti americani, ampliamento dei differenziali sui tassi e rafforzamento del dollaro – sono concrete, ma difficilmente proseguiranno all’infinito perché, fondamentalmente, tutte e tre tirano in direzioni diverse.

Le relazioni fondamentali mantengono la propria forma

Relazioni economiche e di mercato fondamentali come queste manterranno la loro forma a prescindere dalla nostra propensione a estrapolare tendenze e a lasciarci distrarre dal rumore quotidiano. Per questo motivo rappresentano utili punti fermi per gli investitori e per chi si occupa di asset allocation.

Ci ricordano di tenere a mente i principi cardine quando definiamo le nostre esposizioni al rischio. La nostra diversificazione tra crescita, inflazione e rischio di tassi di interessi è adeguata? Quali idee esprimiamo nei nostri portafogli? E sono coerenti tra loro? E quando le valutazioni sembrano eque o eccessive in molte asset class, abbiamo in portafoglio componenti che potrebbero trarre vantaggio da uno strappo all’indietro delle fasce elastiche?


Erik Knutzen – Chief Investment Officer, Multi-Asset Class – Neuberger Berman