Europa, il rallentamento della locomotiva tedesca non frena l’ottimismo

Team EMEA Multi-Asset - BMO Global Asset Management -
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Sia la domanda interna che quella esterna si sono visibilmente indebolite in Europa mentre gli Stati Uniti mostrano ancora un passo migliore.

Se in aggiunta ad una serie di questioni di carattere politico nel Vecchio Continente si va a sommare una sfilza di dati considerevolmente deboli per la regione, si scovano gli ingredienti chiaramente alla base del nervosismo tra gli investitori. Tale segnale induce a considerare che l’economia della zona euro sia appesantita da problemi di fondo e che la “giapponificazione” dell’Europa (il passaggio a un contesto di prolungata bassa crescita e bassa inflazione, unitamente all’abbondanza di liquidità delle banche centrali) sia dietro l’angolo.

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Ma non è necessariamente questo il caso.

Le banche centrali hanno cominciato a passare dagli stimoli di politica monetaria a quelli di politica fiscale e, sebbene inizialmente l’effetto sia stato di contrazione come per esempio nel caso dell’Italia, probabilmente questo cambiamento produrrà nel complesso un effetto stimolante a vantaggio della zona euro.

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Da un’osservazione più attenta di una simile mole di dati negativi emerge come la condizione sia singolare e temporanea e che, in effetti, siano piuttosto indice di note positive per l’economia europea.

I numeri sulla Germania, in particolare, sono apparsi deboli e, essendo la più grande economia del continente, hanno comprensibilmente generato preoccupazione. L’industria automobilistica teutonica guida il rallentamento da oltre sei mesi. Ma il rapporto tra nuovi ordini e scorte sta ora salendo e l’impatto delle varie normative sta iniziando a dissolversi, dunque questo settore sembra essere a un punto di svolta. Altri comparti continuano ad accumulare ritardo, ma si avvertono segnali di ripresa che potrebbero essere indice di crescita in Germania e in Europa.

Anche l’industria farmaceutica tedesca così come l’industria chimica ha subito nella seconda metà del 2018una pesante flessione, che molti hanno letto come sintomo di problemi alla base dell’economia locale; i motivi ci sono, ma sono tutti di carattere temporaneo, e i settori sono ora di nuovo in ripresa.

Riteniamo pertanto che le attese negative per l’Europa siano eccessive, il che lascia intendere che nei prossimi trimestri dovremmo assistere a segnali incoraggianti dei dati europei. Come sempre, alcuni fattori potrebbero indurci a riconsiderare il nostro attuale ottimismo.

Il mercato del lavoro in Europa è solido e i salari reali stanno crescendo mentre l’inflazione complessiva è scesa. Se questo felice contesto dovesse venire meno, a causa di un balzo dell’inflazione o di un aumento della disoccupazione, allora saremmo indotti a frenare il nostro entusiasmo per la regione. Per ora, tuttavia, restiamo fiduciosi.