Il destino della Cina è ancora appeso ai semiconduttori

Mike Biggs -
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Un’eventuale recessione negli USA è poco probabile. Infatti, i nuovi prestiti si mantengono su livelli bassi e la crescita degli Stati Uniti dovrebbe rallentare fino a circa il 2%, un valore che garantirebbe il proseguire delle condizioni attuali.

Nel mentre in Cina i prestiti sono aumentati nel primo trimestre dell’anno. L’impulso positivo del credito dovrebbe spingere le vendite di proprietà immobiliari. Questo effetto si sta manifestando sulle importazioni cinesi, in crescita, a beneficio degli esportatori asiatici.

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Nonostante ciò la crescita globale rimane debole. I volumi delle esportazioni mondiali sono ai minimi del periodo successivo alla crisi e la produzione industriale globale si è ridotta, soprattutto a causa del rallentamento nei mercati emergenti dell’Asia. L’ultimo elemento dell’equazione è il volume delle esportazioni asiatiche, che tende a essere correlato con le vendite di semiconduttori. Un buon indicatore di questo fenomeno è il prezzo delle DRAM (dynamic random-access memory), che seguono l’indice PMI cinese, anche se con un certo ritardo. Dal nostro punto di vista, per una ripresa nei volumi delle esportazioni degli emergenti è necessario un aumento delle vendite di semiconduttori, e ci attendiamo che questo si possa verificare nel terzo trimestre dell’anno.

Per quanto riguarda il debito dei mercati emergenti, sono due i fondamentali importanti: la crescita globale e la bilancia dei pagamenti. L’elemento chiave è la bilancia delle partite correnti. Quando gli EM si trovano in deficit, i rendimenti medi nei sei mesi successivi sono tipicamente piatti o negati e la volatilità dei tassi di cambio è elevata. Quando, invece, si trovano in surplus i rendimenti medi tendono a essere positivi e la valuta più stabile.

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La bilancia delle partite correnti dei mercati emergenti è in un surplus positivo, anche se il deterioramento registrato ad aprile, imputabile all’Asia, suggerisce possibili rischi per il secondo trimestre dell’anno. Un’inversione di rotta in termini di crescita e di volumi dell’export, oltre a un dollaro stabile, sono i requisiti necessari per favorire una nuova fase del rally.


Mike Biggs – Investment manager delle strategie obbligazionarie Local Emerging Market – GAM Investments