Cina: la guerra commerciale ed il rallentamento della crescita economica

Charlie Sunnucks -
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Il 2019 è l’anno del Maiale, l’animale più lento del calendario zodiacale cinese. Proprio come il pigro maiale, l’economia cinese si è indebolita in termini di numeri, un trend confermato dai risultati del PIL di lunedì 15 luglio.

La crescita del PIL reale è rallentata dal 6,4% nel quarto trimestre del 2018 e nel primo trimestre del 2019, al 6,2% nel secondo trimestre. Pur essendo ancora ampiamente all’interno dell’obiettivo di Pechino del 6-6,5% per l’anno in corso; si tratta del valore più basso dal 1990. Il mercato azionario cinese ha comunque mostrato un rialzo, sostenuto dai dati di giugno che suggeriscono un’accelerazione della produzione industriale fino alla fine del periodo.

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Gli investitori guarderanno al di là dei dati generali per trovare indizi su ogni possibile risposta politica. I policy maker hanno già generato negli ultimi trimestri un allentamento monetario e fiscale mirato e, se necessario, hanno la possibilità di andare oltre. Tuttavia, come sempre, ci sarà un difficile equilibrio tra la realizzazione delle riforme necessarie e la stabilizzazione dell’economia. Ciò crea sfide per le imprese, ma anche opportunità per quelle che operano in settori che i policy maker sono desiderosi di promuovere. L’incognita principale per le imprese rimane la prospettiva commerciale a causa delle tensioni con gli Stati Uniti. La crescita delle esportazioni di circa il 10% registrata nel 2018 è quasi del tutto scomparsa nella prima metà del 2019, ma è più evidente l’effetto sulla fiducia delle imprese in generale. In futuro per gli investitori diventerà sempre più importante distinguere tra le società che hanno semplicemente goduto di vantaggi ciclici in un’economia in espansione e quelle che offrono reali opportunità strutturali in un mercato che sta considerevolmente cambiando.


Charlie Sunnucks – gestore del team Global Emerging Markets – Jupiter Asset Management 

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