Una Fed ‘colomba’ rende attraenti debito e valute emergenti

Delphine Arrighi -
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Dal momento che il mercato aveva anticipato l’impatto del primo e lungamente atteso taglio dei tassi da parte della Fed in un decennio, qualcuno ha aggiustato le posizioni prima del meeting, generando una certa quantità di profitti negli ultimi giorni: un tipico esempio della regola ‘buy the rumour, sell the fact’.

Dato che gli spread si sono compressi di più di 100 punti base dall’inizio dell’anno in valuta forte e che i rendimenti locali sono scesi in media di 140 punti base rispetto ai massimi raggiunti lo scorso anno, sembrerebbe giustificabile ritenere che non sia rimasta molta forza nei Mercati Emergenti al momento. Tuttavia, in un contesto nel quale l’outlook incerto per la crescita globale costringe tutte le banche centrali a spostarsi verso politiche monetarie accomodanti, crediamo che il debito emergente rimanga uno dei migliori investimenti disponibili.

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Il taglio dei tassi della Fed tende a confermare questa view, con la posizione accomodante della Banca Centrale USA che lascia spazio a ulteriori mosse a seguire. In questo contesto, crediamo che i bond in valute locali continueranno a cercare di recuperare terreno su quelli in valuta forte, con l’indice JP Morgan GBO-EM Global Diversified che ha messo a segno un rendimento ‘solo’ dell’8,3% da inizio anno, a causa della scarsa performance del forex, contro il rendimento del 12,6% dell’indice JP Morgan EMBI Global Diversified.

Certamente crediamo che gli spread in valuta forte continueranno a restringersi, in quanto i continui afflussi si scontreranno con l’offerta relativamente bassa, dovuta al fatto che molte nazioni continueranno a rimanere caute in termini di emissione di debito, in quanto possono godere del lusso di uno spazio fiscale migliore finanto che i prezzi delle commodity sono favorevoli. Ma una Fed colomba dà anche più spazio alle Banche Centrali emergenti perché proseguano i loro allentamenti monetari, dato che il differenziale in termini di tassi di interesse con il resto del mondo si restringe, segnalando la fine del ciclo del dollaro forte e permettendo alle valute emergenti di far fronte a un accomodamento monetario domestico.

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Di conseguenza, rimaniamo nel complesso costruttivi verso il debito emergente e continuiamo a vedere valore in modo selettivo sull’high yield e sui mercati di frontiera.


Delphine Arrighi – gestore del fondo Merian Emerging Market Debt – Merian Global Investors