Rischio volatilità per i mercati emergenti

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Le prospettive dei mercati emergenti continuano ad essere positive. Non si registrano infatti gli eccessi delle precedenti crisi e, fatta eccezione per alcuni paesi tra cui Turchia, Argentina e Libano, tutte le principali nazioni stanno gestendo in maniera prudente i propri bilanci evitando eccessivi deficit delle partite correnti. Anche l’andamento delle economie sviluppate, che nonostante un rallentamento sembrano in grado di evitare una recessione, è di supporto per gli emergenti.

Il Renminbi cinese (RMB) è il rischio maggiore per i mercati emergenti. Anche se un deprezzamento inaspettato ed eccessivo non è uno scenario pianificato dalla Cina. La valuta non è guidata dalle materie prime, non c’è un significativo disavanzo delle partite correnti e la competitività sottostante del settore delle esportazioni è forte. Ciononostante, un deprezzamento del 3-5% potrebbe avere un importante risvolto sulla competitività. Tuttavia, non ci aspettiamo un eccesso di volatilità su questo fronte, ma piuttosto un deprezzamento controllato, moderato e graduale. Un possibile scenario di rischio sarebbe il verificarsi di un forte deprezzamento del RMB e di un aumento del prezzo del dollaro, ma nessuno dei due scenari è probabile che si verifichi. L’economia cinese è in buona salute, mentre l’economia USA si muove in parallelo, con il rincorso dei mercati emergenti. La maggior parte di quest’ultimi sono in una posizione solida grazie alla bassa probabilità del verificarsi di una riduzione dei prezzi del petrolio.

Per quanto riguarda le tensioni politiche, dobbiamo accettare l’idea che vivremo con un alto livello di rischio politico. Anche se le turbolenze politiche non devono essere considerata uno strumento valido per orientarsi sul mercato.

Dal punto di vista geografico, l’Europa centro-orientale e la Russia, dovrebbero offrire opportunità interessanti, fintanto che i prezzi del petrolio si muovono in parallelo. La Turchia è ancora in difficoltà e potrà essere caratterizzata da incertezze future.

L’asset class emergente è sempre più complessa: negli ultimi 10-15 anni sono stati caratterizzati da forti oscillazioni. L’importante ruolo delle materie prime per i mercati emergenti risultava in un andamento al rialzo o al ribasso in base all’aumento o alla diminuzione dei prezzi del petrolio o dei metalli. La maggior parte dei paesi era abituata ad avere un elevato deficit delle partite correnti in aggiunta ad alti livelli di indebitamento. Alcuni paesi sono andati in default nei momenti difficili, facendo emergere il rischio di volatilità.

Attualmente il contesto è cambiato. Nel 2009 il settore dell’energia e dei materiali era pari a circa il 30% dell’indice MSCI EM, mentre il settore IT e Tech rappresentava il 10%. Nel 2015, tale scenario si è capovolto, il secondo settore ha superato il primo. L’IT ora è al 27% e l’E&M al 15%. In passato i mercati si muovevano in maniera uniforme. Se si prende come esempio la Cina, e si considerano i primi 10 nomi di riferimento, il gap di performance ad oggi è di circa il 70%, con China Merchants Bank in crescita del 35% e Baidu in calo del 33%. Per questo non ci esponiamo a livello nazionale, ma piuttosto a livello aziendale.

Un chiaro esempio di come creare profitto investendo nella sostenibilità è la società Daqo New Energy. Con sede nel nord-ovest della Cina, è leader a livello di costo globale per la produzione di silicio monocristallino e polisilicio, e che beneficia dell’obiettivo di grid parity solare annunciato dal governo cinese nel 2019. È il produttore di polisilicio più avanzato ed economico al mondo, con un costo di produzione che attualmente è di 6 USD/kg, tendente a 5,5 USD/kg nel 2020. La capacità raddoppierà e si prevede che il rapporto ulti per azioni triplicherà in un periodo di tre anni (2019-2021). Presenta inoltre un solido flusso di cassa e un bilancio sano.