La crisi del covid-19 rafforza le ragioni di una crescita disruptive

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Verso la fine dello scorso anno i mercati cominciavano ad avere valutazioni azionarie tirate e il rapporto tra crescita e valore era a livelli estremi. Riflettendo su pregressi contesti analoghi, come il periodo 2015/16, abbiamo realizzato che tale rapporto può invertirsi improvvisamente e dunque una visione più bilanciata per il 2020 è apparsa ragionevole. Considerata la svendita sul mercato dovuta alla pandemia di Covid-19, questa linea risulta particolarmente prudente. Tuttavia, non ci limitiamo a queste considerazioni ma analizziamo più nel dettaglio come i mercati spesso replichino modelli precedenti. Osserviamo che i mercati, e i titoli tecnologici in particolare, si sono comportati in modo simile al selloff avvenuto durante la crisi finanziaria globale (GFC) del 2008; l’andamento dei mercati e del comparto tech a partire dal picco di ognuno dei selloff si sovrappongono. L’entità del movimento complessivo è simile ad oggi, con l’eccezione del fatto che le vendite durante l‘epidemia sono state più nette e la prima fase di recupero è stata più ampia. La differenza è che nell’andamento attuale, la tecnologia ha battuto il mercato – un riflesso forse della natura strutturale di questa ondata di disgregazione. Per esempio, un analista ha definito Amazon un utility moderna! La società ha beneficiato del contesto attuale con risultati positivi nel primo trimestre: è in crescita del 17% rispetto all’anno precedente, appena al di sotto del massimo storico.

In questa fase di shock umanitario ed economico senza precedenti, è difficile credere che i mercati abbiano già toccato il fondo. Tutti si interrogano sul motivo di un rimbalzo così forte ed elevato. I mercati sono ampiamente in linea con il periodo della GFC, con l’eccezione della caduta iniziale, che è stata la più rapida della storia e dunque il motivo di un rimbalzo altrettanto netto. È chiaro che gli utili non sono ancora stati rivisti al ribasso per riflettere la profondità della probabile recessione economica. L’esperienza dei precedenti periodi di recessione offre una chiara evidenza del grado di revisione degli utili necessario in relazione al calo del PIL; e non abbiamo ancora iniziato a rilevare nulla di simile. Per un calo globale del PIL di circa il 4%, la spesa per l’hardware, ad esempio, è scesa di quasi cinque volte durante la GFC, quasi del -20%. Infatti, la spesa IT nel complesso è ben correlata al calo del PIL in recessione con un multiplo.

È probabile che le aziende sceglieranno di eliminare completamente le guidance quando pubblicheranno i numeri del primo trimestre. Questo aumenterà ulteriormente l’incertezza e ritarderà solo l’inevitabile, quindi le trimestrali del secondo trimestre potrebbero essere un vero e proprio shock, a meno che gli analisti non comincino a giocare d’anticipo. Pensiamo che all’interno del nostro universo, il segmento delle piattaforme sarà probabilmente quello più colpito; questo includerebbe i semiconduttori, dove francamente il livello di ottimismo è sconcertante. Nel software, crediamo che l’impatto sarà minore e le aziende dovrebbero essere protette dalla natura ricorrente dei flussi di ricavi. Tuttavia, in questo segmento siamo preoccupati per alcune delle attività di software as a service (SaaS) dove i costi di acquisizione sono significativi – quindi in sostanza le aziende in cui le vendite e il marketing rappresentano una parte molto ampia dei ricavi.

Ci sono anche molti sotto-segmenti su cui rimaniamo molto ottimisti – l’analogia di Amazon come utility è probabilmente una forzatura, ma indubbiamente i provider di cloud presentano caratteristiche simili alle utility, che li rendono immuni al contesto. Secondo il nostro scenario di base, il rimbalzo è una reversione e non si basa sui fondamentali. La recente performance dei retailer online ne è un esempio lampante. Sia Wayfair che ASOS hanno registrato finora un aumento rispettivamente del 45% e del 67% ad aprile. In realtà, Wayfair ha avuto un rimbalzo di oltre il 200% dai minimi. Tale scostamento ci induce a considerarla una reazione ai timori del mercato in tema di solvibilità. L’attuale contesto ha suscitato la preoccupazione diffusa che molte aziende non riescano a far fronte alle proprie passività nonostante il sostegno del governo. Sia Wayfair che ASOS sono riuscite ad alleviare i timori legati a questioni di capitale, il che non risolve comunque i problemi che, in linea generale, questi rivenditori online hanno di fronte a sé in termini di modello di business.

L’ampia liquidità nel sistema e le decisioni da parte delle autorità di erogare un significativo sostegno finanziario rendono difficile prevedere i movimenti di breve termine. Tuttavia, questo potrà solo differire l’esito e alla fine i fondamentali dovrebbero emergere. È come il sostegno finanziario che mantiene in vita le aziende, ma non riesce a risolvere il problema più grande e di lungo termine di un possibile calo permanente delle entrate o di una ripresa molto più a lungo termine. Come sempre crediamo che la così ampia gamma di esiti dovrebbe fornire un buon contesto per l’investimento attivo, così come per l’investimento long/short. Ma siamo consapevoli che questo cigno nero accelererà il trend della crescita disruptive e, a nostro avviso, gli investitori dovrebbero prevedere un’esposizione a questo tema.