Norvegia: l’industria ittica conferma il suo ruolo chiave per il rilancio della blue economy nella fase post Covid-19

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La Norvegia è il secondo maggiore esportatore di prodotti ittici al mondo e il più grande produttore di salmone atlantico, solo nel 2019 sono stati consumati 36 milioni di pasti giornalieri a base di pesce norvegese in 149 paesi in tutto il mondo. “Per la Norvegia si presenta oggi l’opportunità per avviare una vera e propria rivoluzione green e mostrare il vero significato della sostenibilità sociale, economica e ambientale. I prodotti ittici possono rappresentare un elemento importante in termini di ricostruzione delle comunità, creazione di posti di lavoro e di produzione alimentare responsabile, a basse emissioni di carbonio. Questo è il momento in cui la blue economy può essere la risposta”, sottolinea Trym Eidem Gundersen, direttore del Norwegian Seafood Council Italia.

Sono numerosi i settori coinvolti dalla blue economy: oltre alla pesca e all’acquacoltura, il turismo costiero e il trasporto commerciale. Negli ultimi anni la blue economy ha mostrato la sua resilienza rispetto alle crisi finanziarie, riuscendo anche a mitigare parzialmente gli effetti della recessione sulle economie costiere.

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In Norvegia, come nel resto d’Europa, si sta lentamente ritornando alla normalità e sono iniziati i dialoghi su come dare nuovo impulso all’economia. La scorsa settimana, il primo ministro, Erna Solberg, e il ministro della pesca, Odd Emil Ingebrigtsen, si sono incontrati con i rappresentanti del settore ittico per discutere sul ruolo del settore nella ricostruzione dell’economia. Durante la pandemia, l’industria ittica norvegese è stata pienamente operativa, anche le esportazioni di salmone, merluzzo e altri prodotti sono state relativamente stabili, chiaramente con grandi differenze tra i mercati.

“Il mondo sta lentamente tornando alla normalità, ma abbiamo ancora molto da fare in termini di cambiamenti climatici; parte della soluzione risiede nel tema della sicurezza alimentare e degli investimenti nel settore della pesca sostenibile. In Norvegia, grazie alla nostra posizione finanziaria privilegiata, abbiamo la possibilità di far decollare rapidamente progetti nuovi e sostenibili nel settore ittico con l’obiettivo di creare nuovi posti di lavoro, coinvolgendo anche i più importanti mercati importatori” conclude Gundersen.

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L’importante ruolo del settore ittico norvegese nella fase post-Covid viene evidenziato anche dal Professore di Economia industriale dell’Università di Stavanger, Ragnar Tveterås. “Esiste il potenziale per creare posti di lavoro in tutti i livelli della catena produttiva del settore ittico. Dalla crisi finanziaria del 2008 il valore aggiunto nel settore ittico norvegese è triplicato e l’occupazione è aumentata di oltre il 50%. Attraverso un’azione rapida e decisa, l’industria ittica potrebbe creare ancora più posti di lavoro, in particolare per i molti lavoratori specializzati”.