Una biblioteca grande quanto l’India

Gianluca Dotti per Credit Suisse Asset Management -

È uno sforzo senza precedenti, sia in senso economico quanto tecnologico, quello annunciato dal Ministero dell’Educazione indiano. Con un obiettivo ben definito: rendere disponibile a qualunque cittadino dell’India, sette giorni su sette e in qualunque momento della giornata, tutto il sapere disponibile nelle biblioteche del Paese.

Il progetto si chiama, senza troppo slancio di fantasia, National Digital Library, e mira a fornire non solo le versioni digitalizzate della miriade di volumi cartacei, ma una lunga serie di contenuti digitali e di entertainment, come video, risorse audio, articoli scientifici e giornalistici, tesi di laurea e altri oggetti multimediali utili per il comparto education, a tutti i livelli.

Non è un caso che l’iniziativa sia arrivata nel 2020, proprio nel mezzo di una pandemia: la Covid-19 ha infatti indotto il governo a mettere in campo misure e risorse drastiche per arginare la diffusione del nuovo coronavirus, tra cui anche l’idea di far temporaneamente svuotare i tradizionali luoghi fisici della cultura, in favore di una fruizione digitale.

Come ha raccontato l’Istituto indiano di tecnologia, che si sta occupando del design della piattaforma, non si tratta di un banale lavoro di digitalizzazione e archiviazione, ma è strategico studiare i dettagli dell’esperienza d’uso, affinché gli utenti siano invogliati a esplorare i contenuti. Ci sono infatti sezioni ideate per soddisfare le necessità degli studenti che si apprestano ad affrontare l’esame di maturità, altre che raccolgono materiali e informazioni utili sulla pandemia, altre ancora concentrate sulla formazione continua dei lavoratori, e infine raccolte ad hoc di dati e pubblicazioni scientifiche per approfondire tematiche specifiche. Il tutto suddiviso per livelli di difficoltà e competenza.

È significativo che tra i primi a riprendere la notizia della biblioteca pan-indiana ci sia stato il Financial Express. L’iniziativa non è infatti una mera manovra culturale, ma anche di assetto economico, perché modifica gli equilibri di mercato e apre alla possibilità di nuovi business, come suggerito da NMEICT – un acronimo quasi impronunciabile che indica la missione nazionale per raggiungere un livello minimo di istruzione tramite il comparto ICT.

A pesare sulla buona riuscita del progetto potrebbe pesare il grande divario sociale presente all’interno della popolazione indiana, che va anche ben oltre il nostrano concetto di digital divide. Per incrementare al massimo l’accessibilità, la biblioteca digitale è del tutto consultabile anche con un semplice smartphone, anche se il timore è che resti appannaggio del ceto ricco.