2021: bisogna avere fede … nei tassi di sconto bassi

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Ne abbiamo fatta di strada, sia i mercati finanziari che noi, dai giorni cupi della primavera sino ai giorni più rosei (malgrado la stagione) dell’inverno. A marzo, quando l’economia subiva l’enorme shock sincronizzato del Covid-19 e le autorità reagivano con risposte politiche altrettanto vaste e sincronizzate, noi e la maggior parte dei nostri colleghi abbiamo ridotto notevolmente le nostre aspettative sulla crescita economica e degli utili societari per il 2020.

Malgrado le misure di stimolo, lo shock a breve termine dovuto alle “improvvise interruzioni” dell’attività economica si prospettava immane. Abbiamo tuttavia anche aumentato significativamente la nostra esposizione agli attivi rischiosi di elevata qualità nei fondi multi-asset, mantenendola sino alla fine dell’estate e realizzando guadagni superiori alla media in aree che presentavano forti squilibri di prezzo< e apparivano adeguatamente posizionate per beneficiare di politiche ultra-accomodanti, come la fascia alta delle obbligazioni investment grade e le azioni di elevata qualità.

“Abbiamo posto l’enfasi sull’ampliamento delle esposizioni nei mercati azionari giapponesi e nei listini asiatici emergenti, abbinate alle posizioni nelle azioni statunitensi. Continuiamo inoltre a prediligere i mercati del credito”.

Avvicinandoci a oggi, nei giorni più rosei di novembre, tre sviluppi hanno sconvolto nuovamente gli equilibri, questa volta però avvantaggiando strumenti ciclici selezionati nell’ambito di un budget di rischio più neutrale. In primo luogo, l’esito elettorale statunitense relativamente favorevole, che ha rimosso i rischi estremi, portando con sé un imprevisto sollievo sul versante fiscale; in secondo luogo, le notizie di un numero di vaccini molto superiore alle previsioni e decisamente più efficaci di quanto ci attendessimo noi e la maggior parte dell’opinione pubblica; Infine, sviluppo certo non meno importante degli altri, le contrazioni economiche nel 2020 rivelatesi meno gravi del previsto, che hanno portato alla formulazione di previsioni di ripresa economica e degli utili “a forma di V” in aree come Stati Uniti e Giappone, mentre i mercati asiatici emergenti si sono lasciati rapidamente alle spalle le turbolenze dovute al Covid-19. Quest’ultimo fattore potrebbe rivestire meno importanza per gli investitori proiettati al futuro che guardano oltre la seconda ondata del virus e l’inasprirsi delle misure di contenimento, ma pone le basi per una ripresa più sostenibile.

Abbiamo posto l’enfasi sull’ampliamento delle esposizioni nei mercati azionari giapponesi e nei listini asiatici emergenti, abbinate alle posizioni nelle azioni statunitensi. Continuiamo inoltre a prediligere i mercati del credito; con la normalizzazione degli spread stiamo in particolare rafforzando le esposizioni in sterline e dollari nel credito ad alto rendimento, che dovrebbe anche beneficiare di un miglioramento del quadro ciclico e del proseguimento delle politiche ultra-accomodanti. Queste sono le aree che a nostro avviso dovrebbero offrire i migliori rendimenti corretti per il rischio nei prossimi 12-18 mesi. Bisogna tuttavia confidare in tassi di sconto bassi per giustificare le attuali quotazioni di mercato, malgrado i fattori positivi appena descritti.

Da un lato, la combinazione di titoli growth di qualità statunitensi e di titoli ciclici di qualità asiatici ci consentirà di beneficiare della crescita degli utili nel prossimo biennio. Tale crescita sarà particolarmente notevole in Asia, caratterizzata da una leva operativa; inoltre da qui al 2022 gli utili dovrebbero crescere a un tasso composto del 10% in Giappone e di oltre il 17% nei mercati emergenti asiatici, a fronte degli stessi multipli prospettici nel Regno Unito, dove gli utili dovrebbero aumentare dello 0,25%. L’Asia è avvantaggiata anche da condizioni monetarie interne accomodanti. In Cina, l’impulso al credito ha ad esempio appena superato i massimi del 2016 ed è a un soffio dai livelli del 2012/13.

Dall’altro lato, le valutazioni sono eque e il 40% dei mercati finanziari attualmente si trova a più di una deviazione standard al di sopra delle medie di lungo termine, uno dei principali motivi per cui siamo meno ottimisti di quanto non fossimo a inizio anno sui profili di rischio e rendimento. Le valutazioni degli indici azionari hanno raggiunto livelli stratosferici rispetto ai loro valori storici in base a una serie di parametri, e lo yield-to-worst delle obbligazioni societarie high yield è prossimo ai minimi assoluti. In altre parole, i costi di finanziamento delle società sono estremamente convenienti.

“I nostri scenari di base prevedono un tetto del 2% per i rendimenti statunitensi a 30 anni e dell’1% per quelli a 10 anni, il che dovrebbe creare condizioni favorevoli per rialzi più duraturi degli attivi di rischio”.

Gli scenari di base di Columbia Threadneedle prevedono un tetto del 2% per i rendimenti statunitensi a 30 anni e dell’1% per quelli a 10 anni, il che dovrebbe creare condizioni favorevoli per rialzi più duraturi degli attivi di rischio. Allo stesso tempo, un disancoramento dei rendimenti a più lungo termine rappresenta uno dei rischi maggiori.