In mezzo al guado

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Le intense correzioni dei mercati finanziari, a cui abbiamo assistito nell’ultima settimana di gennaio e a fine febbraio, sono state in parte attribuite alla necessità degli investitori istituzionali di ribilanciare i portafogli, riducendo l’esposizione azionaria a seguito dell’apprezzamento dei corsi. Questa analisi appare però riduttiva e non dà a nostro avviso ade­guata considerazione alla serie di notizie pubblicate nelle scorse settimane e ai cambi di scenario che potrebbero innescare.

Negli Stati Uniti la politica monetaria ultra espansiva, l’attesa dell’ulteriore pacchetto di stimoli fiscali e la probabile accelerazione del piano vaccinale stanno determinando una revisione al rialzo della crescita economica e dell’inflazione. L’impatto sul mercato obbligazionario non ha riguardato soltanto i tassi no­minali, ma anche quelli reali. La liquidità della parte lunga della curva dei Treasury ne ha risentito, come efficacemente testimoniato dal bid/offer spread del trentennale, che ha superato i 60 basis point. Ten­sioni improvvise di questa natura possono generare vuoti d’aria anche nel mercato più ampio e profondo al mondo. L’emissione di 62 miliardi di dollari del Tre­asury a 7 anni di giovedì scorso ha avuto uno scarso successo, con il rialzo dei tassi e un bid to cover ratio sceso a 2,04 contro il 2,35 medio delle precedenti sei emissioni. In prospettiva, ci si domanda se la Fed estenderà l’allentamento dei requisiti di capitale delle banche in scadenza il 31 marzo.

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Introdotto nella fase iniziale della pandemia, è una misura utile al sistema bancario per aumentare la posizione di Treasury nei loro Bilanci e favorire l’as­sorbimento dell’enorme massa attesa in emissione nella seconda parte dell’anno.

Nel frattempo la Banca Popolare Cinese potrebbe drenare liquidità dal sistema, così come ha fatto in gennaio, temendo che il basso costo di finanzia­mento possa favorire gli eccessi speculativi in alcuni segmenti. Inoltre la dichiarazione del responsabile dell’Autorità finanziaria di controllo cinese sui rischi legati alle bolle nei mercati globali e al settore immo­biliare interno ha provocato ulteriori turbolenze. Nella zona euro infine, i dati PMI del mese di febbraio, usciti questa settimana, hanno tendenzialmente sor­preso in positivo, pur in una situazione ancora com­plicata dal punto di vista dell’evoluzione pandemica.

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In sintesi, l’attesa di un miglioramento della situazio­ne generale e del potenziale impatto sulle politi­che monetarie delle Banche Centrali, sta creando maggiore incertezza sui mercati azionari. Prova ne è l’andamento del Nasdaq, che nelle ultime sedute ha alternato ampi movimenti al rialzo e al ribasso, senza ancora imboccare una direzione precisa. È probabi­le che questa erraticità proseguirà nel breve, in atte­sa che la volatilità dei tassi reali, che hanno un effetto diretto sui titoli growth, trovi un punto di equilibrio. Per questa ragione confermiamo il nostro approccio bilanciato tra componenti di crescita strutturale e comparti più ciclici, capaci cioè di trarre sostegno dal miglioramento della condizione economica.