La Fed ridurrà gli stimoli prima della Bce, sostenendo il dollaro

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È probabile che il tasso di inflazione arrivi a un picco durante l’estate per poi attestarsi su livelli inferiori nella seconda metà del 2021. In tale contesto inflazionistico, è lecito aspettarsi un prosieguo nel rialzo dei tassi, con una pendenza però inferiore rispetto a quanto visto nel primo trimestre. Plausibile un tasso di circa il 2% per il Treasury Bond decennale Usa per la fine 2021 e un dollaro forte, sostenuto dalla possibile fine degli stimoli monetari da parte della Fed.

L’inflazione Usa negli ultimi mesi è salita a livelli che non si vedevano da tempo. Tuttavia ci sono alcuni fattori importanti da considerare. Tra le categorie che hanno contribuito maggiormente al rialzo dell’inflazione vi sono quelle che erano state più colpite dalla pandemia, per esempio l’alberghiero, con il +8%, i biglietti aerei con il +10%, le macchine usate con il +10%. Era assolutamente prevedibile che tali categorie, venendo da un periodo di chiusura globale, subissero un aumento di domanda e conseguentemente anche di prezzi. Le banche centrali considerano tali pressioni transitorie. Anche le aziende industriali, che hanno costi di input legati alle materie prime, non ritengono che il rialzo possa essere duraturo.

Ora l’economia globale si trova in pieno rimbalzo post pandemico ma la ripresa non è sincronizzata, poiché alcuni paesi emergenti come India e Brasile sono rimasti indietro nel contenimento del virus. I tassi dovrebbero continuare a salire ancora per alcuni trimestri, esercitando pressione sui prezzi delle obbligazioni. Sul medio-lungo periodo però vi è molta più incertezza sulla loro direzione, visto che permangono i soliti fattori deflazionistici: alti livelli di indebitamento, trend demografici in stagnazione e impatto negativo della tecnologia sui prezzi.

In questo contesto, si raccomanda un portafoglio obbligazionario con una esposizione mista sia in termini di duration (corta/lunga) sia in termini di tasso (fisso/variabile/inflation linked). Per quanto concerne l’esposizione al rischio cambio, si raccomanda un approccio non coperto, mantenendo esposizione al dollaro, in quanto riteniamo che la Federal Reserve anticiperà la Bce nella exit strategy dagli stimoli monetari e questo dovrebbe favorire la valuta Usa.