Rendimenti negativi e inflazione in aumento

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L’espansione globale è entrata in una nuova fase e quanto accaduto la scorsa settimana è l’ennesima conferma. A marzo 2020 l’attività economica ha toccato i minimi e da allora si è assistito ad un considerevole rimbalzo. Sembra che nel trimestre in corso sia stato superato il picco dell’accelerazione e la crescita si sia attestata su livelli propri delle fasi intermedie del ciclo. Dopo aver evidenziato miglioramenti costanti nei tredici mesi precedenti, in agosto il nostro Macro Breadth Index, che riflette il trend globale sottostante in base a oltre 350 indicatori globali, regionali e relativi ai singoli Paesi, ha perso terreno per il secondo mese consecutivo.

La riunione della Banca Centrale Europea (BCE) non ha determinato cambiamenti rilevanti. L’autorità è restia a prendere in considerazione l’abbandono della politica monetaria accomodante. La linea attuale le consente un margine d’azione più ampio in caso di rialzo dell’inflazione (un’eventualità che si sta effettivamente verificando). Probabilmente l’inasprimento dei tassi è ancora lontano. Non crediamo che la BCE prenderà decisioni rilevanti prima di dicembre.  (cfr. grafico della settimana). E’ stata infatti decisa solo una riduzione moderata degli acquisti effettuati come parte del Pandemic Emergency Purchasing Program (PEPP).

Per contro, la Federal Reserve potrebbe divulgare dettagli circa il futuro tapering in novembre e iniziare a ridurre gli acquisti di bond in dicembre. Nei prossimi otto mesi è lecito attendersi un taglio degli acquisti mensili di obbligazioni governative e MBS (mortgage-backed security), rispettivamente di USD 10 mld e USD 5 mld. In uno scenario simile gli acquisti si concluderebbero entro l’estate del 2022.

Sui mercati finanziari dominano ancora pareri contrastanti circa l’inflazione: per alcuni il rialzo sarà temporaneo, per altri si tratta di un trend di lungo periodo. La maggior parte degli analisti ritiene che l’attuale aumento sia transitorio e riconducibile non da ultimo al crollo della crescita dovuto alla pandemia. Le revisioni al rialzo delle stime di inflazione per gli anni a venire sono state solo modeste, almeno secondo l’indagine tra gli esperti di previsioni. Non possiamo però escludere sorprese negative per quanto riguarda tassi di inflazione più alti del previsto. Al contempo, il Bloomberg commodity index ha guadagnato altro terreno.

La settimana prossima

La prossima settimana conosceremo i dati di inflazione per numerosi Paesi, che saranno analizzati attentamente a fronte dell’incertezza circa l’evoluzione delle politiche monetarie. Lunedì verranno resi noti i prezzi di produzione in Giappone e martedì sarà la volta dei prezzi al consumo negli USA. Il tasso core USA è salito del 4,3% a/a. Nel Regno Unito i prezzi al consumo saranno pubblicati il giorno successivo. Attendiamo inoltre i prezzi di importazione ed esportazione per gli Stati Uniti. In agosto tanto i prezzi dell’import quanto quelli dell’export hanno evidenziato incrementi a due cifre, indice della ripresa dell’economia e di persistenti sconvolgimenti lungo la filiera.

Quanto agli indicatori dell’attività economica, mercoledì vendite al dettaglio e produzione industriale in Cina saranno al centro dell’attenzione. Il consensus si attende dati positivi per agosto e flessioni m/m solo modeste. Negli USA mercoledì saranno pubblicati l’Empire State Index, i dati sulla produzione industriale e i dati sulla capacità utilizzata. Sempre negli Stati Uniti, giovedì sono attesi i dati sulle vendite al dettaglio e le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, nonché il Philly Fed Index. Infine, venerdì sarà la volta dell’indice sulla fiducia dei consumatori della University of Michigan e dei dati sulle vendite al dettaglio nel Regno Unito. Nel complesso i dati dovrebbero confermare le divergenze a livello geografico e settoriale. In ogni caso, sembra che il picco dell’accelerazione dell’economia globale sia stato superato. Malgrado il recente rallentamento, ci attendiamo tuttora una crescita del PIL mondiale del 6% circa, anche se questa previsione presenta alcuni rischi di ribasso.

Le medie mobili delle ultime settimane suggeriscono che il contesto tecnico sui mercati azionari è ancora sostenibile. E anche gli indicatori di forza relativa segnalano solo situazioni di lieve ipercomprato in alcune aree geografiche, ad esempio negli USA. Ciò pertanto non porta a prevedere pressioni di vendita nell’immediato.

Nel contesto attuale, caratterizzato da inflazione elevata, decelerazione del momentum economico ed esitazione delle banche centrali a inasprire i tassi, è tuttora difficile individuare investimenti obbligazionari redditizi. I rendimenti negativi restano dominanti nell’ambito degli investimenti in obbligazioni. In base all’ICE BofAML Global Fixed Income Markets Index, il 30% circa dei bond suimercati obbligazionari globali presenta rendimenti inferiori allo 0%. Un ulteriore 40% rende tra lo 0% e l’1%.