Aprire un’attività in Italia: quale iter devono seguire gli stranieri?

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Negli ultimi anni in Italia si è delineata una nuova realtà economica e burocratica, che coinvolge a 360 gradi tutti i proprietari di esercizi commerciali, già esistenti e/o futuri. Nello specifico è opportuno ricordare come gli avvenimenti odierni e degli scorsi anni abbiano influenzato in maniera drastica i nostri negozianti, che ancora ora devono far fronte agli strascichi negativi che tentano di protrarsi nel tempo.

Aprire un’attività significa essenzialmente avviare il proprio business completamente da zero, dall’apertura della partita Iva fino a tutti gli altri aspetti burocratici, cercando di mantenere alti standard di qualità nei servizi offerti che dovranno essere gestiti nella piena legalità imposta dallo stato Italiano. Le singole casistiche, variano in base alle caratteristiche del luogo di apertura, la sua ubicazione all’interno della città, ma soprattutto in base all’idoneità del presunto proprietario, di cui devono essere valutati requisiti specifici.

Per sviluppare un progetto quindi, è opportuno richiedere la valutazione di esperti nel settore, che sappiano guidarvi lungo tutto il percorso di scelta e calcolo dei costi, in modo tale da non sprecare risorse ed energie, fondamentali per l’avviamento del proprio futuro lavoro.

Nel nostro Paese è molto importante conoscere tutte le regole, le norme e le leggi che controllano le attività e gli esercenti, che devono obbligatoriamente seguirle per non incorrere in ritorsioni di livello giuridico/penale.

I trasgressori solitamente vengono severamente sanzionati e invitati a seguire un iter già definito e standardizzato categoria per categoria. Infatti, non tutti gli esercizi commerciali sono uguali, i documenti richiesti per la loro apertura variano, e sono diversi caso per caso, prospettando realtà frazionate e non omogenee a cui prestare estrema attenzione. A fronte di questa descrizione sommaria, per uno straniero invece, qual è effettivamente l’iter da seguire per aprire una attività sul nostro territorio?

Qual è l’iter da seguire per un lavoratore straniero?

Il primo step da compiere prima di valutare l’apertura della propria attività in Italia, è quello legato alla consultazione delle quote di programmazione dei flussi di ingresso, che determinano il lascito del visto lavorativo autonomo.

Questo documento infatti, garantirà il soggiorno di lunga o breve durata a tutti coloro che lavoreranno in maniera non subordinata all’interno del nostro Paese.

Per riceverlo, è opportuno che il candidato abbia tutti i requisiti richiesti dallo Stato italiano, che tradotti in dichiarazioni cartacee, garantiranno di possedere:

  • requisiti professionali per aprire una attività;
  • requisiti morali idonei;
  • mezzi finanziari.

Opportunamente compilati, tutti questi documenti dovranno essere presentati presso la Questura, e attendere il rilascio del nulla osta per avviare il proprio esercizio. Dovranno essere allegati oltremodo, l’autorizzazione o l’iscrizione alla camera di commercio, tale da dimostrare una certezza in più rispetto la propria posizione.

Come secondo e ultimo step, subentrerà la Rappresentanza diplomatica italiana o consolare, che dovrà produrre un profilo completo del lavoratore, verificando ulteriormente determinati requisiti:

  • abitazione idonea in Italia, che sia dimostrabile (meglio se con contratto di acquisto esibito);
  • un reddito annuo, che sia obbligatoriamente proveniente da fonti lecite e superiore alla soglia minima prevista dalla legge ordinaria italiana.

Ma nello specifico, qual è l’iter da seguire?

Dopo la consegna di tutti i certificati di idoneità e l’avvenuta presa possesso del proprio visto per lavoratore autonomo straniero (il rilascio o il rifiuto dello stesso, avviene nei 120 giorni successivi alla presentazione di tutta la documentazione specifica) , deve essere intrapreso il percorso completo dell’avviamento della propria attività commerciale, che risulta analogo a quello comunemente rivolto a un cittadino italiano.

Infatti, può essere così schematizzato:

  • scelta del ‘codice di Attività’ o chiamato anche ATECO;
  • scegliere il regime fiscale che più si conforma alle esigenze del futuro esercizio (a seconda del fatturato annuo previsto);
  • compilare la ‘Dichiarazione Inizio Attività’, che dovrà essere presentata direttamente all’Agenzia delle Entrate o alla Camera di Commercio;
  • apertura obbligatoria della propria Partita Iva presso l’Agenzia delle Entrate;
  • iscrizione all’INPS o ad un’altra cassa previdenziale settoriale se il proprio codice attività non rientra specificatamente in uno tra quelli preesistenti;
  • presentare la ‘segnalazione Certificata’ di inizio attività o SCIA, che dovrà essere consegnata al proprio Comune di residenza presso lo Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP), che sarà deputato a riconoscere le ultime idoneità richieste.

Per uno straniero quindi, il percorso per aprire la propria attività in Italia deve essere soggetto a controllo approfondito, ma soprattutto giustificato da documentazione accertata, che deve garantire la buona fede della persona, dimostrando non solo la propria idonea finanziaria, ma anche morale, in modo tale da scongiurare eventuali frodi e/o illegalità inerenti allo sfruttamento del lavoro.